La verità processuale: la fuga
Conclusa l'azione i brigatisti iniziano la fuga, con Moro posto sul sedile posteriore di una 132. Un percorso studiato nei minini particolari, con passaggi in strade secondarie.
Il trasbordo di Moro dalla 132 ad una cassa posta all'interno di un furgone avviene in Piazza Madonna del Cenacolo. Nel parcheggio della Standa di via Portuese un nuovo trasbordo: la cassa è posta nel bagagliaio di una Ami 8.
L'auto con a bordo Moretti e Maccari arriva nella prigione del popolo in via Montalcini
Nelle mani dei brigatisti
L'attacco brigatista in Via
Fani è riuscito, la scorta è stata annientata. Mario Moretti esce dalla
128 diplomatica e, aiutato da Raffaele Fiore, fa salire Aldo Moro su la
132 ferma all'angolo tra Via Fani e Via Stresa.
Molti sono i testimoni che assistono al trasbordo:
l' altro individuo ha aperto la portìera posteriore sinistra della
stessa autovettura ed ha fatto scendere un uomo ( che io ho subito
riconosciuto per l'onorevole Aldo Moro. Questo secondo sconosciuto ha
accompagnato sostenendolo per un braccio, verso il lato di via Stresa
dove affaccia la finestra in cui io mi trovavo. (…) Qualche, istante
dopo ho visto sfrecciare per Via Stresa, in direzione di Via Trionfale,
un'autovettura di colore chiaro, che mi è sembrata una Fiat 128» Testimonianza di Antonio Calio Maricola, CPM1, vol XXX, pag.50
«Ho visto Aldo Moro sorretto da due sconosciuti che indossavano la
stessa divisa da me prima descritta. Qualche istante dopo ho visto
salire Moro, con i suoi due accompagnatori, su un'autovettura che era
ferma proprio al centro dell'incrocio in questione. Quest'ultima
autovettura era certamente una Fiat. (..) Tale vettura è poi partita su
Via Stresa in direzione via Trionfale» Testimonianza Giovanna Conti, Ibid, pag. 52
Sulla
132 blu che corre verso Trionfale ci sono: Bruno Seghetti alla guida,
accanto a lui Mario Moretti, sul sedile posteriore c'è Aldo Moro
controllato da Raffaele Fiore.
Anche
gli altri uomini del commando risalgono in macchina ed abbandonano Via
Fani. Lojacono e Casimirri salgono sulla 128 bianca, insieme a loro
prende posto anche Gallinari. Sulla 128 blu ci sono Barbara Balzerani e
Bonisoli Secondo quanto stabilito la guida è affidata a Valerio Morucci
che però è ancora al centro dell'incrocio.
«Io
avevo il compito, una volta sparato contro la scorta di Moro, di
prendere le sue borse dall'auto, ma ho eseguito questa operazione con
un certo ritardo rispetto al previsto, È accaduto in fatti che, subito
dopo l'inizio dell'azione, o meglio subito dopo che gli agenti erano
stati uccisi, ho provato un senso di confusione che mi ha fatto perdere
per alcuni momenti la cognizione del tempo, e mi ha fatto muovere sul
luogo dell'azione senza seguire con la necessaria rapidità i compiti
che mi erano stati affidati. Rammento che fui ridestato da questo stato
di confusione dal richiamo di uno dei bierre occupanti la 128 bianca
(Gallinari), che mi esortò a muovermi, poiché la 132 con Moro era già
andata via e altrettanto stavano facendo loro (Gallinari, Loiacono e
Casimirri) con la 128 di scorta, mentre io ero rimasto lì in mezzo alla
strada. A questo punto mi sono portato presso la 130 di Moro prelevando
le due borse del presidente della Democrazia cristiana. Le borse erano
in pelle e sono state portate da me sulla 128 blu, di cui presi la
guida. Ho imboccato via Stresa, ponendomi al seguito delle altre due
autovetture (la Fiat 132, con Moro, in testa e la Fiat 125, da cui ero
distaccato di circa cinquanta metri.» Il piano originale prevedeva
invece che la 128 blu sarebbe dovuta essere la macchina di testa delle
tre ed aprire la strada alla 132 con Moro, seguita dalla 128 bianca in
copertura posteriore. La perdita di tempo in via Fani ha fatto invece
si che la 128 sia stata l'ultima auto a lasciare il luogo, recuperando
poi la sua posizione di apristrada solo poco prima che le macchine si
immettessero su via Trionfale. Valerio Morucci: Memoriale
Un convoglio di tre auto
Il
convoglio delle tre auto abbandona Via Fani girando sulla sinistra in
Via Stresa. Le auto arrivano in Piazza Monte Gaudio e da qui si si
immettono in via Trionfale
Antonio
Buttazzo, autista del condirettore dell'Itstat , che ha assistito agli
ultimi momenti della strage, intuendo il rapimento, torna alla
macchina e tenta di seguire le auto in fuga:
«Ho
seguito la Fiat 132 targata P 79560 per circa un chilometro percorrendo
Via Stresa fino all’angolo di Via Trionfale. Qui ho notato che girava a
sinistra e percorrendo Via Trionfale si dirigeva verso Roma. Ho
proseguito l’inseguimento fino a dopo Piazza Igea» Testimonianza di Antonio Buttazzo CPM1, vol XXX, pag. 78
Continuando
per via Trionfale, le auto, girano in Via Carlo Belli, qui Morucci,
evidentemente ancora frastornato sbaglia la curva e viene nuovamente
sorpassato dala 132 con Moro a bordo.
La
signora Iole Dordoni che sta portando il cane a fare la solita
passeggiata mattutina in Via Belli vede provenire da Via Trionfale:
«tre autovetture di cui la prima era di colore scuro e di grossa
cilindrata. Tutte e tre viaggiavano a forte velocità. A bordo dell’auto
scura vi erano il conducente ed un altro uomo con il busto ruotato
verso il sedile posteriore. Costui con la mano sinistra teneva fermo
sul sedile posteriore qualcuno o qualcosa che doveva stare giù ma che
io non ho visto ... le tre autovetture hanno proseguito fino al punto
di Via Belli in cui la strada è sbarrata da una catena sorretta da
paletti di ferro» Testimonianza di Iole Dordoni, Ibid pag 81
Le
macchine arrivano all'inizio di Via Casale de Bustis, una strada
privata, il cui accesso è impedito da un catena chiusa con un
lucchetto. Barbara Belzerani scende dalla 128 e, con apparente
tranquillità, con un paio di tronchesi recide la catena.
Anna
De Luca, attirata dall'inconsueta velocità con cui le tre auto
percorrono Via Belli, le segue con lo sguardo e affacciandosi alla
finestra che da su Via Casale de Bustis vede:
«una
donna che manovrava con la chiave, presumo una chiave, vicino alla
catena e al lucchetto. Dopo che è transitata la terza macchina la donna
ha chiuso la catena è risalita bordo. Le tre vetture hanno proseguito
per via Casal De Bustis nella direzione dove c’è l’incrocio di Via
Massimi.» Testimonianza di Anna De Luca, Ibid, pag 82
I brigatisti si dividono
In via Massimi Seghetti lascia
la guida della 132 a Mario Moretti e sale sulla 128 bianca, dall'auto
scende contemporaneamente Gallinari che recupera una Dyane parcheggiata
lungo la via. Probabilmente al volante è un irregolare della colonna
romana mai identificato, il cui compito e soltanto quello di custodire
l'auto in attesa dell'arrivo del commando. Le tre auto, seguite dalla
Dyane proseguono il loro cammino.
All'angolo tra via della
Balduina e Via Bitossi, Morucci scende dalla 128 blu e lascia il posto
di guida a Bonisoli. A poche decine di metri, lungo via Bitossi è
percheggiato un furgone Fiat 850. Anche in questo caso, è molto
improbabile che il furgone sia stato lasciato incustodito, pertanto a
bordo ci sarà stato sicuramente un altro brigatista mai identificato.
Il furgone Fiat 850. E questo il tipo di furgone utilizzato dalle BR per il trasporto della cassa con dentro Aldo Moro.
In via Bitossi Morucci è visto da Elena Maria Stocco
«verso
le 9,25 una macchina che a forte velocità si è fermata in Via Bitossi,
proprio davanti alla mia abitazione, proveniente da via Massimi. Da
detta autovettura è sceso un uomo vestito da pilota civile, senza
berretto, con impermeabile blu, e dopo aver preso una valigia tipo 24
ore si è avvicinato ad un furgone ha aperto lo sportello e vi ha
buttato dentro la valigia.» Testimonianza di Elesa Maria Stocco, Idib pag 97
La
signora Stocco è l'ultimo testimone che vede i brigatisti, da questo
punto in poi la ricostruzione è affidata unicamente al racconto dei
brigatisti.
All'angolo
tra Via Balduina e Via Vincenzo Ambrosio il gruppo si divide. Moretti
alla guida del 132, Gallinari alla guida del Dyane e Morucci con
l'autofurgone a uno, due minuti di distanza, proseguono per via
Balduina e si dirigono verso Piazza Madonna del Cenacolo. Le due 128
con a bordo gli altri componenti del commando girano in Via Ambrosio e
si dirigono verso via Licinio Calvo.
Dal 132 al furgone Fiat 850
Moretti e Morucci, in piazza Madonna del Cenacolo parcheggiano,
la 132 e il furgone affiancate, dietro loro, a coprire parzialmente la
vista, si pone il Dyane di Gallinari.
Moretti
e Fiore scesi dalla 132, eseguono il trasbordo di Moro. Morucci si pone
nello spazio tra il furgone e la 132, nella parte anteriore della
vettura. Fiore e Moretti fanno salire Moro, coperto da un plaid, dallo
sportello laterale del furgone al cui interno c'è una cassa di legno
larga un metro e alta un metro e venti, con fori di respirazione, fatta
costruire appositamente da un artigiano alcuni giorni prima
dell'agguato.
Via Licinio Calvo
Eseguito il trasbordo, Raffaele Fiore, si pone alla guida della 132 ed arriva, anche lui, in Via Licinio Calvo,
La
scelta di via Licinio Calvo non è casuale e non nasconde nessun
mistero. In questa via, infatti, ci sono delle scalette che portano
direttamente in Piazzale delle Medaglie d'oro. I brigatisti hanno la
necessità di lasciare al più presto la zona di Monte Mario che è
abbastanza isolata e quelle le scalette che permettono in pochi
istanti, di arrivare in una piazza con molte fermate di autobus sono
una vera manna.
Arrivati
in piazzale delle Medaglie d'oro, prima Bonisoli e successivamente
Fiore entrano in un bar e si liberano del giubbetto antiproiettile,
dell'impermeabile da cui hanno staccato le mostrine. Il tutto, insieme
alle armi, viene consegnato a Seghetti e Balzerani.
Bonisoli
e Fiore, con un autobus, raggiungono direttamente la stazione Termini.
Da qui con il treno tornano rispettivamente a Milano e Torino.
Il percorso del furgone Fiat 850
Il
nuovo convoglio, che parte da Piazza Madonna del Cenacolo è formato solo dal furgone, con la cassa in cui è Moro,
guidato da Moretti e dalla Dyane di scorta con Morucci e Gallinari.
Le
due auto percorrono via della Balduina, l’attuale via Damiano Chiesa e
via Fascetti, una strada privata che la mattina è però transitabile.
Questo è il cosiddetto “primo taglio” delle strade principali per
evitare possibili blocchi di polizia. Proseguono per via Papiniano, Via
Proba Petronia e via di Valle Aurelia. Qui effettuano il secondo
taglio: prendono via Baldo degli Ubaldi, Circonvallazione Aurelia,
Piazza Carpegna, via del Casale di Pio V e via della Nocetta. Arrivati
a Porta del Bel Respiro prendono via del Casaletto a meta della quale,
ancora un taglio, svoltano per una stradina sterrata che scende
direttamente a via Newton. Da viale Newton giungono, infine alla Standa
di via dei Colli Portuensi.
«Siamo
quasi a destinazione, non rimane che l'ultimo trasbordo nella macchina
che "ufficialmente" frequenta la base predisposta per la prigione di
Moro. II trasbordo avviene nel parcheggio sotterraneo della Standa dei
Colli Portuensi: là sotto la gente carica ogni genere di sacchetti,
scatoloni, cassette. Nessuno fa attenzione a una cassa appena più
grossa del normale che passa da un furgone al baule di un'auto
familiare. Che è la macchina di Lauretta.» Mario
Moretti. Brigate rosse una storia italiana (Milano, Anabasi, 1994) pag.131
Verso via Montalcini
Nel parcheggio della Standa c'è Germano Maccari a bordo di una Ami 8.(1)
Nella confusione generale, nessuno si accorge del passaggio della cassa con dentro Moro, dal furgone alla Ami 8.
La Ami 8. Con una auto di questo modello, Aldo Moro, sempre chiuso
nella cassa di legno, compie l'ultimo tratto del tragitto che lo porta
in via Montalcini.
«II
tragitto di ritorno verso casa si svolge nel modo in cui lo avevamo
programmato. Cambi di macchina, spostamenti del prigioniero da una
all'altra. Vie tranquille, a volte anche private e chiuse. Provvediamo
ad aprire i cancelli usando le tronchesi per tagliare le catene che li
chiudono.
Lo
studio attento e meticoloso delle vie di fuga attraverso le quali
staccarsi dalla zona dell'azione è sempre stato un aspetto primario
dell'impostazione del nostro lavoro. Pianificare bene il disimpegno
militare da più certezze di riuscita a un nucleo operativo, che non la
potenza di fuoco eventualmente dispiegabile nella ritirata.
Al
parcheggio sotto il supermercato c'è l'ultimo passaggio. Un luogo dove
è normale vedere persone alle prese con buste e pacchi anche di grandi
dimensioni. Nessuno si meraviglia di una macchina nel cui baule alcuni
giovani stanno caricando una cassa». Prospero
Gallinari, Un contadino nella metropoli (Milano, Bompiani, 2006) pag.185
Morucci e Gallinari hanno concluso il loro compito. Gallinari si avvia a piedi verso la prigione di via Montalcini distante pochi minuti. Morucci, invece, a bordo di un autobus, raggiunge il centro. Da una cabina telefonica compie la prima, di una lunga serie di telefonate. Chiama l'Ansa che ha da poco interrotto lo sciopero che aveva proclamato: «Questa mattina abbiamo sequestrato il Presidente della DC, Moro, ed eliminato la sua guardia del corpo, le teste di cuoio di Cossiga. Firmato Brigate Rosse.» Sono le 10:10.
Moretti e Maccari continuano il loro percorso La tensione scende tutto sta procedendo come previsto. Dalla Standa la Ami 8 percorre un
tratto di via dei Colli Portuensi fino a Largo La Loggia, prosegue per
via degli Orti Spagnoli e svolta a sinistra all'altezza di via
Francesco Saverio Benucci la percorre fino alla fine girando poi a
destra su via Montalcini.
Ad attenderli sotto casa c'è Anna Laura Braghetti l'intestataria della Ami 8 e della casa di Via Montalcini.
«Passeggiavo
avanti e indietro per un breve tratto di marciapiede. Quando l'auto si
avvicinò vidi Mario alla guida, Germano seduto accanto a lui. Prospero
li seguiva a piedi. Erano vivi. Illesi. Chiesi: «Com'è andata?». Bene
bene, tutto come previsto i nostri in salvo quelli che erano arrivati
apposta dal Nord già in treno sulla via del ritorno. Eravamo eccitati e
sollevati. Nel bagagliaio c'era una cassa di legno robusta, con due
manici. Una volta entrati in garage controllai che in giro non ci fosse
nessuno e la alzammo. Era pesantissima. La trasportammo fino in casa,
poi nello studio.(...) Mario e Prospero indossarono dei cappucci,
aprirono la cassa. Aiutarono Aldo Moro a uscirne. Era bendato. Io
aspettavo di nuovo, fuori dalla porta chiusa. «Presidente» sentii dire
da Mario con estrema cortesia «ha capito chi siamo?» «Ho capito chi
siete» rispose Moro.» Anna Laura Braghetti: Il prigioniero
Note:
(1) E' Anna Laura Braghetti, nelle sue deposizioni, ad identificare
Germano Maccari come uno dei passeggeri della Ami 8 che trasporta in
via Moltalcini la cassa con all'interno Aldo Moro.
Germano Maccari ha invece sempre
smentito questa circostanza affermando di aver atteso Moro all''interno
dell'appartamento di via Montalcini.