Le foto del carrozziere
Gherardo Nucci abita al numero
109 di via Fani e, anche quel 16 Marzo, esce presto di casa per recarsi
nella sua carrozzeria situata poco distante. La strada è tranquilla,
l’unico particolare che attira la sua attenzione è la mancanza del
fioraio di solito posizionato all’angolo tra via Stresa e via Fani.
Ma poco dopo, quando transita
nuovamente in via Fani lo spettacolo che gli si presenta è ben diverso:
l’agguato è appena stato compiuto. Dopo aver prestato i primi soccorsi,
con prontezza di spirito, raggiunge il proprio appartamento, al quinto
piano di via Fani, e, recuperata la macchina fotografica, scatta alcune
foto dal balcone della sua abitazione. Le prime due, tre foto le scatta
ancor prima dell’arrivo della polizia. Successivamente, sceso in
strada, fa altre foto fino all’esaurimento del rullino.
Nel pomeriggio dello stesso
giorno, Nucci affida il rullino alla moglie, Cristina Rossi,
giornalista parlamentare dell’agenzia Asca, che a sua volta, lo
consegna al giudice Infelisi.
Venuti a conoscenza
dell’esistenza delle foto, i giornali danno la notizia con grande
evidenza arricchendola di particolari più o meno fantasiosi.
L’Unità scrive:
Si è appreso
che è stato fatto un ingrandimento (della foto) della dimensione di una
parete e in questo modo si è riuscito a distinguere i particolari Con
un pennarello sono stati cerchiati alcuni volti. Poi si è cercato di
identificarli uno per uno. L'Unità 19 Marzo 1978
Ma le foto, in realtà, sono
considerate dagli inquirenti di nessuna importanza e finiscono nella
gran massa di documentazione raccolta nel corso dei drammatici 55
giorni del sequestro.
Le foto scompaiono
Quattro anni dopo, nel 1982,
esaminando le carte processuali, gli avvocati di parte civile fermano
la loro attenzione su un’intercettazione telefonica, compiuta durante
il sequestro Moro, che vede come protagonisti il segretario di Moro
Sereno Freato e il deputato della DC calabrese Cazora riguardo la
presenza di un appartenete alla ndrangheda in Via Fani.
Ricordandosi delle foto
scattate dal Nucci, gli avvocati chiedono ai giudici di poter acquisire
agli atti del processo il rullino consegnato, la mattina del 17 marzo
1978, alla magistratura da Cristina Rossi.
Le ricerche, però, sono vane: negli archivi del tribunale non c’è traccia delle foto di Gherardo Nucci.
Subito si scatenano le
polemiche. La sparizione delle foto è dovuta alla negligenza degli
inquirenti o c’è stato l’intervento di qualcuno che volutamente ha
sottratto le foto per evitare il riconoscimento di personaggi scomodi
presenti in Via Fani?
Ancora una volta nelle ricostruzioni si propende per l’ipotesi più affascinante. Sergio Flamigni scrive:
Per le
indagini, le foto costituiscono un documento eccezionale Innanzi tutto
possono servire ad identificare gli eventuali testimoni. Ad esempio
l’ingegner Alessandro Marini, che insieme al giornalaio, il giovane
Paolo Pistolesi, e qualche altro è tra i primi ad avvicinarsi dopo aver
assistito all’assalto, dichiara che c’era tra loro un signore distinto
brizzolato sui 50-55 anni che diceva “Questi sono vivi; non li
tocchiamo” Quel signore si comportava come un funzionario di polizia,
ma non compare tra i testimoni.
E’
ipotizzabile che in un'operazione terroristica di tanta importanza
nulla venga lasciato al caso; e non si deve escludere che vi sia chi è
incaricato di accorrere, mimetizzandosi tra i curiosi, con il compito
di diffondere voci false, o anche soltanto di conoscere chi sono, cosa
dicono i primi testimoni e quali sono le prime attività di polizia. Sergio Flamigni: La tela del ragno.
Scomparse perché importanti o importanti perchè scomparse?
Ma obbiettivamente quanto sono
importanti queste foto? Innanzi tutto bisogna ricordare, che Gerardo
Nucci arriva in Via Fani quando la strage è avvenuta e che, dopo
essersi fermato ad osservare la scena, sale nel proprio appartamento e
dal balcone inizia a scattare le foto.
E’ quindi da escludere la
presenza nelle foto di elementi del commando che hanno avuto tutto il
tempo di allontanarsi dal luogo dell’agguato.
Riguardo l'affermazione di un
eventuale “palo che svii le prime indagine lascia non poche perplessità. A cosa serve sapere cosa hanno visto i testimoni, o peggio ancora,
spargere false notizie quando il commando ha portato a termine l’azione
e si dirige verso la prigione di Moro?
L’idea poi, che mischiandosi
con i primi curiosi si possano seguire le attività delle forze di
polizia ci sembra a dir poco folcloristica. I brigatisti sanno che è
molto più proficuo sintonizzarsi sulle frequenze radio della polizia
(cosa che puntualmente fanno) che assistere alla copertura dei cadaveri
o all’effettuazione dei rilievi tecnici.
Al di la di considerazioni logiche chiarissime sono le dichiarazioni degli interessati riguardo la vera utilità delle foto.
Il giudice Infelisi nell'audizione davanti alla nuova Commissione Parlamentare, cosi si esprime sulle foto:
Non erano
tante, saranno state quindici-venti o anche meno. Si vedevano
un’ambulanza ferma, sette od otto macchine della polizia, quella dei
vigili del fuoco, in sostanza tutte cose ex post, quando la strada era
stata invasa da paparazzi che erano arrivati – senza offesa: intendo
giornalisti e fotografi e che avevano scattato centinaia e migliaia di
fotografie. Per non offendere la suscettibilità della signora, anche
perché alla prima visione non sembrava esserci nulla di anomalo, dissi
al dottor Spinella di prendere lui le foto. Luciano Infelisi. CPM2 Seduta del 20/11/2015
Della loro scarsa utilità,
sembra consapevole anche Nucci che neanche si presenta agli inquirenti
e cede il rullino alla ex moglie Cristina Rossi, per uno sfruttamento
giornalistico delle immagini. Infelisi, nella sua deposizione, afferma
che la Rossi disse che l'agenzia Asca aveva rifiutato di acquistare le
foto
Infine la stessa Rossi, interrogata il 27 Maggio 1978, afferma:
Ho esaminato
il rullino e posso affermare che le fotografie relative all’episodio di
Via Fani erano successive alla consumazione del reato. Da quel che
posso capire di indagini ritenni che solo una delle foto scattate
potesse essere utilizzata in quanto in lei, da quel che ricordo, si
nota un’auto della polizia e un gruppetto di persone ferme sul luogo
dell’eccidio. Testimonianza di Cristina Rossi. 27/05/1978
Ci pare di poter affermare che ancora una volta nella ricostruzione dei fatti si sia operato un ribaltamento della realtà
Non è vero, infatti, come si
sostiene, che le foto di Gherardo Nucci sono state fatte sparire perchè
importanti. Al contrario, le foto, diventano improvvisamente importanti
perchè non si trovano più.