Commissione Antimafia - XVIII legislatura
I dubbi sulla terza perizia balisitica
La relazione dell'Antimafia contesta in più punti l'ultima perizia balistica richiesta dalla 2° Commissione Moro ed effettuata dalla Polizia scientifica nel 2015. La relazione, non si sa perchè, stima la distanza percorsa dall'ultimo sparatore in 10/15 metri. Rilegendo la perizia è chiaro che la vera distanza è circa la metà.
La Commissione Antimafia nella sua relazione sull'azione di via Fani per prima cosa contesta la perizia effettuata nel 2015 dalla polizia scentifica affermando:
l’ipotesi secondo cui i brigatisti avrebbero sparato sulle due vetture, quando queste erano ancora in movimento, è poco convincente.
Commissione Antimafia XVIII legs. cit, pag. 9
Che cosa non convince i commissari? Partendo dal fatto che l'attacco sia iniziato con le vetture in movimento, la relazione si avventura in tutta una serie di deduzioni logiche atte a smentire le affermazioni della scientifica. Riassumiamole. Nessuno dei testimoni oculari ha mai parlato di un attacco di auto in movimento. L'attacco avrebbe diminuito l'effetto sorpresa e aumentato le difficoltà nel colpire il bersaglio. Infine le auto ancora in moto avrebbero avrebbero avuto un maggior spazio di manovra per l'eventuale fuga.
Le deduzioni della Commissione partono però da una ricostruzione errata delle prime fasi dell'azione. Secondo la relazione dell' Anfimafia infatti:
la relazione della Polizia Scientifica presentata alla seconda
Commissione Moro è stata indirizzata soprattutto a sostenere che i due brigatisti collocati più in alto in via Fani avrebbero iniziato a sparare sull’Alfetta di scorta quando la vettura era ancora in movimento e poi sarebbero scesi verso la parte bassa di via Fani per 10/15 metri, per continuare la loro azione contro la vettura di scorta ormai ferma. In pratica Bonisoli e anche Gallinari avrebbero letteralmente inseguito sparando l’Alfetta di scorta che procedeva in via Fani.* Ibid.
Quindi sembrerebbe che la relazione della scientifica indichi una vera e propria corsa di Bonisoli e Gallinari lungo via Fani. Cosa che non è assolutamente vera.
La relazione si limita a dire:
la prima fase dell’agguato è iniziata con dei colpi esplosi, da sinistra verso destra, a colpo singolo sulla fiat 130, ancora in movimento. sono seguite le raffiche contro l’alfetta di scorta da due posizioni differenti (sempre dal alto sinistro rispetto al senso di marcia) con l’autovettura ancora in movimento. Ricostruzione della dinamica della strage di via Mario Fani del 16 marzo 1978, pag. 62
E' vero che la relazione della scentifica, seguendo la disposizione dei bossoli, ipotizza uno spostamento dei terroristi, ma non si capisce da dove la Commissione Antimafia abbia desunto uno spostamento di due brigatisti di addirittura "10/15 metri".
Ricostruzione dei movimenti dei brigatisti durante l'azione .
Rileggendo la perizia della polizia si possono ricostruire facilmente le distanze percorse dai brigatisti.
I Bossoli vicino alla Mini Cooper sono identificati dal gruppo B:
... gruppo “b” 27 bossoli si rinvengono sul lato destro della carreggiata a sinistra della mini cooper. il punto centrale del gruppo di bossoli dista m 17,20 dal margine esterno della carreggiata di via Stresa. Ricostruzione della dinamica della strage di via Mario Fani del 16 marzo 1978, pag. 14
mentre i bossoli davanti all'Alfetta sono identificati dal gruppo C:
gruppo “c” rinvenuti all’altezza dell’alfetta è a m 9,80 dal margine esterno della carreggiata di via Stresa. Ibid
La disposizione dei bossoli.
Quindi la distanza tra la Mini Cooper e L'Alfetta e di 7,62 metri. Quindi il quarto sparatore l'ultimo in alto, quello che spara sia il gruppo B che il gruppo C compie un tragitto al massimo di 7,62 metri ed è quello che si sposta di più.
Ora è un conto parlare di una corsa di 15 metri, ben altro uno spostamento massimo di 7 metri e mezzo.
Si deve tener presente che: l'azione è durata alcuni minuti, secondo quanto detto dai brigatisti ci furono dei mitra inceppati, che i terroristi si mossero più volte durante l'agguato. Quindi i 7 metri e mezzo non furono certo una corsa ma un progressivo aggiustamento di posizione per meglio colpire il bersaglio,nella sua breve corsa, dai primi colpi al tamponamento con la 130 di Moro.
Rispondendo quindi alle obiezioni della Commissione si può affermare che uno spostamento di pochi metri, in un arco di tempo notevole, a nostro parere, non crea certo maggiori difficoltà, il seguire il bersaglio anzi agevola l'azione.
Non pare logica neanche l'obiezione relativa al maggior spazio di manovra concesso a L'Alfetta, primo perché considerando l'effetto sorpresa e la velocità dell'auto, porre in atto qualsiasi manovra, sotto i colpi dei brigatisti, in poco più di 7 metri, sembra francamente impossibile, secondo perché l'Alfetta, avendo il compito di proteggere l'auto di Moro, non poteva certo darsi alla fuga.
Infine riguardo al fatto che nessun testimone abbia parlato di un attacco in movimento, sembra chiaro che i testimoni siano stati attratti dagli spari ed abbiano razionalizzato quello che stava accadendo quando l'azione era già in corso.