Gli arresti
I primi a cadere nelle mani della Polizia sono Micaletto e Bonisoli, il 1 ottobre 1978. Arrestati nella base di via Montenevoso a Milano A maggio del 1979 è la volta dei postini delle Br Faranda e Morucci. Seghetti a Napoli e Gallinari a Roma, sono arrestati dopo un conflitto a fuoco. Il 4 aprile del 1981 a Milano, viene catturato il "capo" delle Brigate Rosse Mario Moretti
Il 24 Aprile in Sostituto Procuratore della Repubblica Luciano Infelisi emette mandato di cattura contro 9 persone. Sono: Corrado Alunni Prospero Gallinari, Adriana Faranda, Patrizio Peci, Enrico Bianco, Franco Pinna, Oriana Marchionni, Susanna Ronconi, Valerio Morucci.
Soltanto Alunni, Gallinari e Faranda sono specificatamente accusati per l'azione di via Fani. I primi due perchè sono stati riconosciuti davanti al magistrato inquirente, ciascuno sicuramente da tre testimoni sia nei giorni precedenti al sequestro, che nel momento del sequestro stesso mentre usavano le armi contro la scorta dell'On. le MORO.
La Faranda invece per il sicuro riconoscimento di un teste nella fase di preparazione dell'eccidio. Per tutti gli altri si parla soltanto di legami tra tutti gli imputati nella costituzione e nella partecipazione alla c.d. "Colonna Romana" delle Brigate Rosse.
Come si vede le informazioni in mano agli inquirenti sono ben poche. Dei nove ricercati in seguito si appurerà che soltanto Gallinari, Faranda e Morucci hanno partecipato all'agguato di Via Fani.
E' da queste basi che parte la caccia ai brigatisti che hanno rapito Moro, ucciso i cinque uomini della scorte, e giustiziato il presidente della Dc
La tipografia di via Pio Foa
Il primo successo delle forze dell'ordine avviene pochi giorni dopo
l 'uccisione di Aldo Moro. Il 17 maggio vengono fermati dalla Digos Enrico Triaca, Teodoro Spadaccini e Luigi Lugnini. Nella perquisizione della tipografia gestita dal Triaca viene rinvenuta documentazione riguardante le Br e alcune banconote, delle quali quattro da
L. 100.000 provenienti dal sequestro dell'armatore Costa ad opera delle Br. Nei locali viene anche trovata una macchina stampatrice
A B DIK in origine appartenuta al Raggruppamento Unità
Speciali del Ministero della Difesa, dal quale era stata dichiarata obsoleta e venduta nel maggio 1976 al Br Ceriani Sebregondi.
Triaca in una prima fase collabora con la magistratura permettendo l'arresto di Antonio Marini e Gabriella Mariani. Successivamente ritrattò le dichiando di essere stato torturato (1)
Triaca, Spadaccini, Ceriani Sebregondi, sono esponenti della colonna romana che hanno svolto un ruolo del tutto marginale nella vicenda Moro. Grazie alle ammissioni di Triaca, però, incomincia a farsi luce sulla figura di Mario Moretti quale uno dei capi dell'organizzazione.
Il covo di via Montenevoso
Un colpo decisivo alle Brigate Rosse è assestato il 1° ottobre 1978. Quando gli investigatori procedono all'arresto in Via Montenevoso, Via Pallanza e Via Bruschi a Milano di ben 9 brigatisti. Tra gli arrestati spiccano Lauro Azzolini e Franco Bonisoli, membri del comitato esecutivo delle Br durante il sequestro Moro, e Nadia Mantovani esponente storica dell'organizzazione. Bonisoli è anche uno dei partecipanti all'azione di via Fani.
Anni dopo si saprà che gli arresti furono dovuti al ritrovamento di un borsello dimenticato su un autobus a Firenze da Lauro Azzolinì.
Il covo di via Montenevoso si rivelerà una centrale operativa delle Br, oltre a centinaia di documenti relativi all'organizzazione ,fu rivenuto un gruppo di lettere scritte da Aldo Moro durante la prigionia , molte delle quali non recapitate. Fu anche rinvenuto una parte di un lungo scritto di Moro che prenderà il nome di "memoriale"
L'arresto di Raffaele Fiore
Il 19 marzo 1979 a Torino vengono arrestati altri due terroristi: Vincenzo Acella e Raffaele Fiore. La cattura avviene in un bar del quartiere Madonna di Campagna, periferia nord ovest del capoluogo piemontese. Sulle modalità dell'arresto sono forniti pochi particolari, si parla di un'azione effettuata dai "Nuclei di controllo volanti" un nuovo gruppo appena istituito. Altri parlano di una telefonata anonima giunta in Questura.
Raffaele Fiore è una figura di spicco all'interno delle Br. Capocolonna a Torino, è stato uno dei quattro brigatisti vestiti da avieri che hanno fatto fuoco sulle auto di Moro e della scorta. Eppure, a conferma di come l'universo brigatista sia completamente sconosciuto alle forze dell'ordine, al momento dell'arresto viene così descritto:
Fiore è un nome nuovo di lui si sa sinora solo che è nato a Bari e che negli ultimi anni s'era trasferito a Milano dove lavorava come operaio alla Breda. E' un brigatista che davvero pare venuto dal nulla La Stampa 20 marzo 1979
L'arresto di Morucci e Faranda in viale Giulio Cesare
La sera del 29 maggio 1979 è la volta di Adriana Faranda e Valerio Morucci a cadere nelle maglie della giustizia. L'arresto I due sono tra coloro che hanno partecipato attivamente al sequestro. Prima conducendo l'inchiesta preventiva, poi quali responsabili delle telefonate e della consegna di comunicati e lettere di Moro. Morucci inoltre ha fatto parte del gruppo di fuoco di via Fani.
All'epoca dell'arresto non si sapeva, ma Morucci e Faranda pochi mesi prima, in dissenso con i vertici delle Br erano usciti dall'organizzazione trovando asilo, tramite l'interessamento degli esponenti dell' Autonomia romana Lanfranco Pace e Franco Piperno, presso Giuliana Conforto collega di università di Piperno.
Anche in questo caso soltanto 38 anni dopo, grazie alla 2° commissione Moro, si saprà che ha tradire i due brigatisti era stata la soffiata del proprietario di un autosalone a cui i brigatisti si erano rivolti per ottenere documenti falsi. La soffiata
L'arresto di Prospero Gallinari
Il 24 settembre 1979 viene arrestato Prospero Gallinari uno dei capi storici delle Br. L'operazione nasce del tutto causalmente da una telefonata che arriva al 113 verso le 6 di sera. Un anonimo segnala che tre persone stanno armeggiando dietro ad una Giulietta parcheggiata in viale Metronio , una via isolata del quartiere San Giovanni a Roma.
La volante che arriva trova due giovani, un uomo e una donna, che si baciano e che sembrano coprire una terza persona intenta a cambiare la targa dell'auto.
Come dalla volante scendono i poliziotti, i due si danno alla fuga, il terzo invece estrae una pistola e inizia a sparare. Nel conflitto a fuoco il terrorista viene colpito alla tempia e stramazza al suolo, anche un poliziotto rimane ferito in maniera non grave.
Il brigatista viene portato in gravi condizioni all'ospedale San Giovanni dove solo a tarda sera si scoprirà essere Prospero Gallinari. Gallinari si appurerà essere nel gruppo di fuoco di via Fani e uno dei carcerieri di Moro in via Montalcini.
Il primo pentito delle Br: Patrizio Peci
A Torino, in un'operazione durata mesi vengo arrestati 10 brigatisti. Tra loro spiccano Rocco Micaletto e Patrizio Peci. Sul loro arresto non si conoscono particolari. Dalla Questura si apprende solo che sono stati arrestati il 19 febbraio in piazza Vittorio Veneto. Sul come si sia giunti a loro un inquirente affermerà confidenzialmente "abbiamo avuto una fortuna pazzesca
Micaletto è uno dei componenti del comitato esecutivo che ha gestito il rapimento Moro. Peci invece non ha partecipato al sequestro ma pochi giorni dopo l'arresto inizia a collaborare con i magistrati. Sarà il primo pentito delle Br e attraverso le sue testimonianze si inizierà a far luce sulla dinamica dell'agguato I racconti dei pentiti
L'arresto di Seghetti
Le Brigate Rosse pur continuando a ritmo serrato le loro azioni di ferimenti ed uccisioni hanno ormai imboccato la via del declino e stanno perdendo la sfida con lo Stato che ha messo in campo tutte le sue risorse.
La mattina del 19 maggio 1980, il centro di Napoli è sconvolto da una vera e propria guerriglia in cui restano feriti anche due passanti.
Verso le 9:30 un commando brigatista formato da 4 persone circonda l'auto di Pino Amato, Assessore alla Regione. Aprono il fuoco: per, Amato colpito da diversi proiettili alla testa, non c'è scampo. Ciro Esposito, l'autista di Amato risponde al fuoco e si getta all'inseguimento dei brigatisti che tentano la fuga. I terroristi sono intercettati dalla polizia e dopo un lungo inseguimento durante il quale rubano anche un auto e lanciano tre bombe a mano, che fortunatamente non esplodono, i terroristi sono bloccati. Uno è ferito alle braccia e alle gambe. E' Bruno Seghetti, al momento dell'arresto non si sa che è lui il guidatore della 132 che portò Moro lontano da via Fani.
La cattura di Mario Moretti
Sabato 4 aprile 1981 viene arrestato Mario Moretti , ultimo esponente del gruppo storico delle Br. E' stato lui, membro dell'esecutivo delle Br , a guidare l'operazione Moro, condurre gli interrogatori e partecipare sia all'agguato in via Fani che all'uccisione del Presidente DC.
Nel 1981 le Br ormai sono dilaniate da guerre interne e scissioni e le regole di sicurezza e compartimentazione sono molto allentate specialmente nel reclutamento di nuove leve.
Così Moretti gestisce personalmente i contatti con eventuali nuovi adepti, Tra questi Renato Longo, un criminale comune, già informatore della Polizia, che "consegna i brigatisti alla polizia.. L'arresto di Moretti avviene a Milano in una via vicino alla stazione centrale . Insieme con lui vengono catturati anche Enrico Senzi e Giovanni Senzani.
La liberazione di Dozier e l'arresto Savasta
Infine il 28 gennaio 1982 a Verona con un bliz dei Nocs viene liberato il Generale americano Dozier rapito 42 giorni prima. Per le Br, da mesi in una crisi irreversibile, è un colpo mortale.
Nell'azione sono arrestate 23 persone, e scoperti 10 covi. Tra gli arrestati ci sono Antonio Savasta e Emilia Libera, nel 1978, esponenti della colonna romana delle Br. I due non hanno preso parte direttamente al sequestro limitandosi a "custodire" la Renault rossa ritrovata in Via Caetani con il corpo di Moro. Ma le loro confessioni -**inserire link ai pentiti** insieme a quelle di Patrizio Peci contribuiranno a dare un primo quadro dell'agguato di via Fani.
Il 14 aprile 1982 nell'aula bunker del Foro Italico inizia il primo processo Moro, nelle gabbie degli imputati ci sono 7 dei dodici brigatisti che secondo le sentenze parteciparono all'azione di via Fani e cioè: Moretti, Faranda(2) , Morucci, Bonisoli, Fiore, Gallinari e Seghetti.
In anni successivi verranno identificati gli altri componenti del commando Balzerani, Casimirri, Lojacono e Algrati.(3)
NOTE
(1) il 19/6/78 il Triaca modificava sostanzialmente le
dichiarazioni rese alla Polizia affermando che esse non potevano avere alcun valore perché erano state estorte con minacce di torture fisiche dagli inquirenti. Sottoposto a procedimento penale venne condannato per il reato di calunnia.
(2) Adriana Faranda fu identificata nel primo processo Moro tra i partecipanti all'azione di via Fani. Nei giudizi successivi si accertò la sua non presenza nel commando.
(3) Barbara Balzerani identificata già nel primo dibattimento fu arrestata il 19 giugno 1985. Nel gennaio del 1985 Alessio Casimirri, Rita Algranati e Alvaro Lojacono vengono individuati e condannati all'ergastolo quali ultimi latitanti coinvolti nella strage di via Fani. Alvaro Lojacono espatriò in Algeria Brasile e Svizzera dove, grazie alla madre cittadina elvetica, prese la cittadinanza svizzera. Fu condannato dalla corte di assise del Canton Ticino a 17 anni di prigione per l'assassinio del giudice Tartaglione. Malgrado le richieste dell'Italia non fu mai estradato. Rita Algranati espatriata con il marito Casimirri nel 1982 visse molti anni in Nicaragua, è arrestata nel gennaio 2004 Il Cairo. Alessio Casimirri è l'unico componente de l commando di via Fani ad non aver mai fatto un giorno di carcere. Espatriato nel 1982 in Nicaragua, vive ancora nel paese sud-americano. Nonostante diversi tentativi, non è stato possibile riportarlo in Italia dove è stato condannato a tre ergastoli.