Il brigatista sulla destra
Nel gruppo di fuoco che agisce in Via Fani c'è un brigatista appostato sulla destra? Lo asserisce il testimone Marini e lo conferma la prima perizia balistica. Ma i brigatisti hanno negato con vigore la sua presenza. Ancora una volta, la nuova perizia balistica contribuisce a risolvere un altro dei "misteri" di Via Fani, la stessa commissione parlamentare d'inchiesta ammette che la prima fase dell’agguato si concretizza con l’esplosione di colpi solo dal lato sinistro.
La prima ricostruzione dell'agguato
giorno successivo alla strage di Via
Fani, in una nota della Digos, redatta dal Vicequestore Domenico
Spinella e indirizzata alla Procura della Repubblica, in base ai
racconti dei testimoni oculari viene ricostruita la dinamica
dell'agguato:
Si è potuto così stabilire che verso
le ore 9 la Fiat 130 targata Roma L 59812, (...) con a bordo l'on.le
Aldo Moro mentre percorreva via Mario Fani, (...)giunta all'incrocio
con via Stresa, è stata improvvisamente bloccata da una Fiat 128
familiare, targata CD 19707, che retrocedeva da via Stresa verso via
Fani. Contemporaneamente, quattro individui indossanti divise di
personale di volo dell'Alitalia, armati di mitra ed appostati sul lato
sinistro della strada, hanno aperto il, fuoco contro la Fiat 130, dopo
averne infranto il cristallo sinistro anteriore con il calcio di un
mitra, e l'Alfetta, colpendo quattro degli anzidetti militari rimasti a
bordo. Il quinto militare, la guardia di P.S. lozzino, sceso
dall'autovettura impugnando la pistola d'ordinanza, è stato a sua
volta raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da uno dei
terroristi. Almeno altri due malviventi sorvegliavano la strada,
disposti uno lungo via Fani dietro le autovetture assalite, l'altro una
donna al l'incrocio con via Stresa.
Verbale della Questura di Roma, 17 Marzo 1978, CPM1, vol. XXX, pag 34
L'azione risulta abbastanza chiara:
quattro sono i brigatisti, vestiti da avieri, componenti il gruppo di
fuoco che spara sull' auto di Moro e della scorta, altri due, di cui
una donna, formano i cosiddetti “cancelletti” per bloccare il traffico.
Entra in scena il brigatista sulla destra
Del brigatista che agisce sul lato
destro di via Fani non c'è menzione, e ciò perché nessuno dei testimoni
presenti in via Fani ne parla. Eppure molti notano la ragazza che
presidia l'incrocio tra via Fani e via Stresa e che quindi dovrebbe
essere posizionata a pochi metri di distanza.
Nonostante che, come abbiamo visto, del
brigatista sulla destra non si parli nei rapporti della polizia, nei
giorni successivi, nella ricostruzione dell'agguato, alcuni giornali,
inseriscono, altri due brigatisti che, scesi dalla 128 targata CD, uno
per lato, sparano sui passeggeri della 132.
Tra gli altri, prima l'Unità e
successivamente il settimanale Panorama, pubblicano un disegno in cui è
ben visibile il fantomatico brigatista posto sulla destra.
La ricostruzione dell'agguato
proposta dal settimanale Panorama del 28 Marzo 1978. Con il numero 2 è
indicato il brigatista che agisce sulla destra.
Il nuovo componente del commando entra
ufficialmente nell'inchiesta solo il 4 Aprile, quando in Questura
vengono riascoltati i testimoni oculari dell'agguato. Alessandro
Marini, che si appresta a diventare il testimone più importante di via
Fani, dichiara:
Confermo integralmente quanto già
dichiarato alla Digos in data 16/03/1978, il cui verbale mi è stato
sottoposto dalla S.V. Confermo in particolare che dalla 128 CD uscirono
l'autista e la persona che gli sedeva accanto e avvicinandosi alla
macchina dell'onorevole Moro, scaricarono le loro pistole, lunghe,
sull'autista e sul carabiniere accanto. Testimonianza di Alessandro
Marini, 4/3/1978, CPM1, vol. XLI, pag. 401
Alessandro Marini, sulla cui
attendibilità torneremo a parlare, (vedi La moto Honda e il ... motorino) conferma, però, qualcosa che non ha
mai detto. Nella sua deposizione del 16/13/1978, infatti dichiarava:
(...)ho assistito a questa
raccapricciante scena che si è svolta in pochi secondi: difronte a me,
al di là dell'incrocio, fermi sull'angolo di via Mario Pani ho visto
quattro individui indossanti una divisa militare, giacca blu e
pantaloni grigi per terra, a fianco di costoro una grossa
borsa nera, (...)
Uno dei quattro individui si è
avvicinato alla 132 e fulmineamente ha spaccato il vetro della portiera
anteriore sinistra, quello cioè del lato del guidatore, a questo punto
è iniziata una furiosa sparatoria da parte dei quattro individui
predetti. Nel frattempo dalla terza macchina è disceso, dalla parte
posteriore un giovane con in mano una pistola. Credo che si accingeva a
sparare ma è stato freddato dai colpi di mitra di altri due giovani che
sono sbucati fra due autovetture parcheggiate circa 10 - 15 metri oltre
i quattro individui dal lato opposto a quello dove si trovavano le tre
autovetture. E’ stato un numerosissimo susseguirsi di colpi d’arma da
fuoco.
Testimonianza di Alessandro Marini, CPM1, vol. xxx, pag.45
Come si può notare nella testimonianza
del 16 Marzo, pur così particolareggiata, non c'è traccia dei due
brigatisti che scendono dalla 128 CD. Bisogna inoltre dire che nessuno
degli altri testimoni, presenti in via Fani, confermerà mai il
particolare tardivamente ricordato da Marini.
Sentenze e perizie
Una inaspettata conferma alla
testimonianza di Marini arriva, invece, qualche mese dopo, dalle
risultanze della perizia balistica. I periti incaricati: Jadevito,
Ugolini e Lopez, nella perizia depositata il 19 gennaio 1979, scrivono:
L’esame della Fiat 130 presidenziale evidenziava che le traiettorie dei
proiettili esplosi contro gli occupanti era ben studiata in modo da non
intercettare il corpo di Moro. Infatti, chi sparò al Ricci, lo fece con
direzione avanti-dietro, sinistra-destra, in modo che gli eventuali
proiettili o schegge di vetro dagli impatti non potessero in nessun
modo intercettare il corpo di Moro. Che era di dietro ed a sinistra,
ossia in posizione opposta e defilata. Chi sparò al Leonardi invece lo
fece con direzione destro-sinistra, leggermente dietro avanti, ma
certamente alto basso. Lo studio topografico e balistico delle
traiettorie da parte degli esecutori è stato perfetto e per lasciare
integro Moro e per impedire l’eventuale ferimento dei complici, con
regola d'economia d’uomini da manuale.
Prima
perizia balistica a firma Jadevito Ugolini e Lopez,.CPM1, Vol XLV, pag 36
Le presenza del brigatista sulla destra
infine viene sancita dalla sentenza del 1° processo Moro. Nelle
motivazioni si legge:
In base alle molteplici testimonianze
raccolte nella immediatezza e ad obiettive acquisizioni si cominciava a
ricostruire un quadro più chiaro del tragico agguato. Tanto
che con un ampio rapporto del 17 marzo la D.I.G.O.S. era in condizione
di precisare che subito dopo aver provocato l'incidente, due persone,
armate e a volto scoperto, erano scese dalla Fiat 128 con targa
riservata ai corpi diplomatici e si erano portate ai due lati della
Fiat 130, avevano infranto, verosimilmente con il calcio di un mitra, i
cristalli degli sportelli anteriori dell'autovettura ed avevano esploso
una serie di colpi nell'abitacolo. Mentre quattro complici
erano sbucati dalle aiuole antistanti il Bar Olivetti ed avevano
sparato, quasi simultaneamente, contro i militari della scorta, i
quali, sorpresi, non erano stati in grado di mettere in atto una valida
reazione.
Motivazioni
della sentenza del 1° processo Moro.
Prima di proseguire bisogna notare che
la sentenza incorre in un palese errore, infatti, cita, come prova
della presenza dei due occupanti della 128, il verbale della Digos del
17/03/1978. Ma nel suddetto verbale non c'è traccia dei due brigatisti della 128 CD.
I dubbi sul racconto di Morucci
Del brigatista posto sulla destra si
torna a parlare soltanto nel 1985, quando Valerio Morucci, ricostruisce
la dinamica dell'agguato di via Fani negando con forza la presenza sia
del terrorista posizionato a destra sia della moto Honda.
La discordanza tra le affermazioni di
Morucci, ed in seguito degli altri brigatisti, e le risultanze
processuali scatenano la cosiddetta “fazione dietrolgica” la quale
incolpa Morucci e gli altri terroristi di nascondere chissà quali
segreti riguardo le presenze in via Fani.
Al processo di appello Valerio
Morucci sostiene poi che nessuno di loro ha sparato sulla scorta da
destra, con ciò annullando la testimonianza di chi ha visto sparare in
via Fani un numero di terroristi maggiore di quanti da lui ammessi. Ma
resta il dato oggettivo che i bossoli vengono raccolti anche sul Iato
destro della strada, vicino alla 128 che è servita a provocare il
tamponamento. Nel 1987, al processo Moro ter, Morucci aggiorna la
ricostruzione: "Poiché si erano inceppati i due mitra che dovevano
sparare sull'Alfetta usarono la pistola e probabilmente uno di questi
girò intorno alla macchina portandosi quasi all'angolo con via Stresa"
e sparando da destra contro l'agente lozzino. Questa
nuova versione è ancora meno convincente. Sembra poco credibile che
qualcuno aggiri l'AIfetta mentre è in pieno svolgimento l'azione per
annientare la scoria correndo il rischio di incappare in una pallottola
del proprio commando. Sergio
Flamigni, Patto di Omertà (Milano, Kaos Edizioni, 2015)
I brigatisti hanno
però sempre rifiutato con forza i rilievi fatti sulla mancata presenza
di un brigatista sulla destra di Via Fani. Mario Moretti in proposito
afferma:
I compagni incaricati di eliminare
la scorta sono quattro due per ciascuna macchina del convoglio. E sono
ovviamente tutti piazzati dallo stesso lato della strada. Le
ricostruzioni che dicono il contrario sono sbagliate e soprattutto
stupide: se uno si mette sulla linea di fuoco del compagno, si finisce
per l’ammazzarsi uno con l’altro. E’ evidente a chiunque abbia un
minimo di buon senso, non occorre essere perito balistico, basta non
guastarsi il cervello nel tentativo di dimostrare che in Via Fani non
c’erano solo le Br ma chissà chi altri. Mario
Moretti. Brigate rosse una storia italiana (Milano, Anabasi, 1994) pag.120
La diatriba tra brigatisti e parte della stampa, malgrado già
ci fossero elementi per escludere la presenza del fantomatico
brigatista si è trascinata per quasi 30 anni.
La nuova perizia della polizia scientifica
Probabilmente la parola fine sulla presenza del fantomatico
brigatista è stata finalmente sancita dalla perizia balistica richiesta
dalla nuova commissione Moro.
Nell'audizione del 8 luglio 2015, il
dott. Federico Boffi, Direttore Tecnico del servizio di Polizia
scientifica, illustrando i risultati della perizia, afferma
perentoriamente che le traiettorie dei colpi che hanno raggiunto il
maresciallo Leonardi sono stati sparati dalla sinistra:
FEDERICO
BOFFI. Partiamo dagli aspetti che sono stati sollevati più
volte sui colpi che hanno attinto il maresciallo Leonardi. Siamo tutti
d’accordo che il maresciallo Leonardi è stato attinto da nove colpi, di
cui cinque passanti. Cinque passanti significa che i cinque colpi hanno
attraversato il corpo del maresciallo e hanno finito la loro corsa da
un’altra parte, che deve essere o all’interno dell’autovettura o sul
corpo dell’autista: da qualche parte devono aver finito la corsa.
Non c’è una evidenza, all’interno
della 130 che è perfettamente conservata, di impatti di proiettili
provenienti dal lato destro. Questo è un dato di fatto e potete anche
verificarlo voi sulla 130.
Le perizie medico-legali si espongono
sul maresciallo Leonardi dicendo che i colpi certamente provenivano da
destra, perché si trovano di fronte a una situazione in cui hanno due
vittime: una con colpi tutti da sinistra e una con colpi tutti da
destra. Non hanno visto la scena del crimine, non hanno fatto nessuna
valutazione della loro effettiva posizione, quindi in maniera del tutto
logica deducono questa informazione.
Alla fine delle loro relazioni, sia
per quanto riguarda Rivera sia per quanto riguarda il maresciallo
Leonardi, dicono che, tuttavia, va considerato che le traiettorie
intrasomatiche devono tener conto della contestualizzazione sulla scena
del crimine.
Penso che sia chiaro, a questo punto,
che noi abbiamo impatti che provengono da sinistra, di colpi che sono
stati esplosi da sinistra, che hanno colpito il maresciallo Leonardi;
(…) Leonardi certamente prestava il fianco destro quando ha ricevuto
alcuni colpi da sinistra. CPM2, Seduta 8/7/2015
Quindi il Leonardi è stato raggiunto
sulla parte destra del corpo in quanto si era accucciato sul lato
sinistro per evitare i colpi e per dare indicazioni a Moro che era nel
sedile posteriore.
La ricostruzione delle traiettorie dei colpi che hanno raggiunto il
Maresciallo Leonardi. Diapositive allegate alla nuova perizia balistica
presentata alla nuova commissione Moro
A confermare la posizione reclinata sul
fianco sinistro, oltre alle foto scattate in via Fani, c'è anche la
testimonianza di Valerio Morucci che in tribunale afferma:
Nel frattempo l’autista del 130 cerca
disperatamente di guadagnare un varco verso Via Stresa più volte fece
marcia indietro e marcia avanti mentre era in corso la sparatoria. Il
Maresciallo Leonardi, invece per prima cosa si occupo di proteggere
Moro e si girò per farlo abbassare. Infatti, è stato trovato in quella
posizione Interrogatorio di Valerio
Morucci: Processo di appello per l'uccisione di Aldo Moro. Udienza del
24/01/1985
Ma c'è un altro particolare che esclude
che dei colpi siano stati sparati dalla destra. Torniamo all'audizione
di Boffi:
FEDERICO BOFFI. C'è un'altra
considerazione, come adesso le mostro. Questi sono i vetri...
PRESIDENTE. Il vetro della portiera a
destra è frantumato?
FEDERICO BOFFI. È frantumato solo in
questa parte. Il fatto che sia frantumato solo in questa parte
significa che se i colpi fossero stati esplosi da destra...
PRESIDENTE. Quello che ha sparato
sarebbe dovuto stare sull’albero... Vedi l’altezza qui e vedi la Mini
Minor. Da dove ha sparato? Dall’alto, per prenderlo lì.
FEDERICO BOFFI. Considerando che la
direzione di sparo...
PRESIDENTE. Lei ritiene che sia
entrato da sinistra e uscito da destra?
FEDERICO BOFFI. Questo è quasi
certamente il risultato di proiettili che hanno attraversato
probabilmente l’autista e poi hanno superato la macchina. Comunque
colpi esplosi da sinistra. (...)
Dall'immagine si vede chiaramente che per il tipo di frantumazione del vetro lo sparatore deve essere perpendicolare al finestrino e ciò è impedito dalla presenza della mini minor
PRESIDENTE. Potrebbe anche essere
compatibile con una persona che esce dalla 128, si sposta verso la Mini
Minor e spara dentro la macchina?
FEDERICO BOFFI. Cioè che uno arriva
qui, sale sulla Mini Minor e spara dentro la macchina? No, in ogni
caso...
PRESIDENTE. Davanti c’è la 128, sì?
FEDERICO BOFFI. Sì, davanti c’è la
128. (...)
PRESIDENTE. Siccome mi sembra che
tocchino le due macchine, l’unico modo è che quello che esce dalla 128
sale sulla Mini Minor e spara così.
PAOLO BOLOGNESI. Potrebbe essere
fermo.
PRESIDENTE. Fermo dove?
PAOLO BOLOGNESI. Dietro la Mini Minor.
PRESIDENTE. No, non ci arriva. Deve
essere più alto.
FEDERICO BOFFI. Deve essere radente
all’autovettura. Se è stato frantumato da colpi esplosi da destra, dei
colpi esplosi da destra noi non possiamo escludere che siano stati
esplosi per via di quei due proiettili nel sedile, dell’impatto F
mostrato nella nona slide, di cui non siamo in grado di ricostruire la
traiettoria perché...
PRESIDENTE. La cosa sarebbe stata
dirimente – ma dopo trentasette anni è difficile saperlo – se si fosse
potuto accertare se i vetri erano caduti dentro o erano caduti fuori.
FEDERICO BOFFI. Questo sì.
Sicuramente questo ci avrebbe aiutato.CPM2, Seduta 8/7/2015
In effetti, osservando il finestrino
destro della 130, si può notare come quel tipo di frantumazione del
vetro è possibile solo se un eventuale sparatore si fosse posizionato perpendicolarmente allo sportello anteriore. Per far questo, non solo
si sarebbe dovuto incuneare nello stretto spazio tra la 130 e la Mini
Minor parcheggiata a lato, ma si sarebbe trovato, come sottolinea in
altra parte dell'audizione il dott. Boffi, esattamente sulla linea di
fuoco del compagno che spara verso l'autista Ricci.
A questo punto le prove sono talmente
schiaccianti, che perfino la nuova commissione Moro, la cui matrice
dietrologica è ormai palese, nella relazione di fine anno del 2015, è
costretta ad ammettere che il brigatista posizionato sulla destra non
esiste.
Il dato più innovativo che emerge
dalle conclusioni cui giunge la Polizia scientifica – in contrasto con
le conclusioni cui era pervenuto il primo elaborato dei consulenti
(periti balistici) Ugolini, Iadevito e Lopez – è che la prima fase
dell’agguato si concretizza con l’esplosione di colpi dal lato sinistro
da parte dei brigatisti che si trovano nei pressi del bar Olivetti.
Secondo questa ricostruzione, le
ferite presenti sulla parte destra del corpo del maresciallo Leonardi
non sarebbero attribuibili ad ipotetici colpi provenienti dal lato
destro della strada, dei quali la Polizia riferisce di non aver
trovato evidenza, ma ad una naturale torsione del militare che,
girandosi sul sedile, verosimilmente per proteggere Moro, avrebbe
esposto al fuoco dei brigatisti la parte destra del corpo. CPM2, 1°Relazione
sull'attività svolta, 10/12/2015