Tex Willer e Pecos Bill
l brigatista posto all'altezza dello stop di via Fani non è un killer super specializzato ma Valerio Morucci. Malgrado tutti gli scritti che sminuisco la capacità del terrorista romano, la sua carriera nelle formazioni eversive, durata oltre 10 anni, testimonia la passione, al limite della mania, per le armi. A conferma gli scritti autobiografici dello stesso Morucci e le dichiarazione dei componenti della colonna romana delle BR.
Tex Willer in via Fani
Nell''articolo “il superkiller: la fine di un mito, abbiamo ampiamente parlato del cosiddetto “Tex Willer“ presente in via Fani.
Le
risultanza balistiche, anche alla luce degli ultimi lavori svolti dalla
Polizia Scientifica, lasciano ben poco spazio alla figura di questo
fantasmatico sparatore
Come detto, a formare il
personaggio del superkiller contribuiscono le “doti” di due diversi
brigatisti, uno che maneggia il mitra con buona padronanza e indirizza
l'arma verso la 130 di Moro, l'altro, dal “grilletto facile”, che spara
49 colpi contro l'Alfetta della scorta.
Del brigatista dei 49 colpi parliamo nell'articolo Il brigatista dal grilletto facile, concentriamoci ora sull'esperto sparatore posto all'angolo tra via Stresa e via Fani.
Il tutto nasce dalla testimonianza di Pietro Lalli, il benzinaio che assiste all'agguato di via Fani, e che afferma:
Ho
notato un giovane che all’incrocio con Via Fani sparava una raffica di
circa 15 colpi poi faceva un passo indietro per allargare il tiro e
sparava in direzione di un’Alfetta. Dal modo in cui ha sparato mi è
sembrato un conoscitore dell’arma in quanto con la destra la impugnava
e con la sinistra sopra la canna controllava che questa non si
impennasse, inoltre ha sparato con freddezza. Testimonianza di Giorgio Lalli, CPM1, vol. XXX, pag. 23
Questa descrizione, unita alla
presunta mira del brigatista, ha scatenato tutta una serie di ipotesi
sulla presenza in via Fani di un “professionista” estraneo alle B R.
Secondo i fautori di questa tesi nessun brigatista è, infatti, in
possesso della professionalità dell'uomo visto dal Lalli.
Ne è certo, per esempio Giorgio Galli, che nel suo libro “Il partito armato” afferma:
La
professionalità criminale dell’attentatore è talmente elevata, a
giudizio degli stessi esperti, da non potersi inquadrare in nessuno
delle figure dei brigatisti noti. Al cospetto i brigatisti noti a Via
Fani sparacchiano: 4 colpi un’arma, 2 forse quella di Fiore, 8 la Smith & Wesson poi trovata a Gallinari Giorgio Galli, Il partito armato, (Milano, Kaos Edizioni, 1993) pag.183
La posizione del superkiller
Ma
chi è è questo Tex Willer? Il famoso pistolero creato da Gian Luigi
Bonelli, nel lontano 1948, il cui nome è stato spesso accostato al
"fantastico" superkiller che agisce in via Fani.
Veramente nessun brigatista presente in via Fani possiede quelle caratteristiche?
Il
brigatista che dobbiamo identificare, come dice Lalli, deve avere una
buona conoscenza delle armi tanto da maneggiarle con maestria.
Inoltre, pur non essendo un personaggio dalla mira infallibile, i colpi
sono sparati a distanza di pochi metri, tenendo l'arma all'altezza del
busto, quindi senza prendere una mira particolare, le perizie
balistiche ci rivelano che risulta essere il più efficace di quattro.
Nella nostra ricerca partiamo, da un dato oggettivo: la posizione del brigatista.
Lalli,
nella sua testimonianza, come già ampiamente detto, assegna all’esperto
sparatore un posto ben preciso: egli è situato all’incrocio con via
Stresa,
Prima
di scomodare agenti segreti o killer della mafia è il caso di provare
ad identificare chi è il brigatista posto all'incrocio tra via Fani e
via Stresa.
Secondo
quanto unanimemente riferito dai brigatisti nei loro racconti, la
posizione indicata dal Lalli è occupata da Valerio Morucci.
La disposizione dei
brigatisti in via Fani secondo la descrizione del Memoriale Morucci.
All'angolo con via Stresa, nel posto indicato dal Lalli, c'è Valerio
Morucci. Rielaborazione di un'immagine estratta dal lavoro della
Polizia scientifica presentato alla Commissione Moro.
Valerio Morucci: un maniaco delle armi
La domanda che a questo punto dobbiamo porci è: Morucci, ha le capacità “tecniche” del brigatista che cerchiamo?
Un'occhiata alla “carriera eversiva” di Valerio Morucci, durata più di dieci anni, credo ci dia un'idea abbastanza chiara.
Morucci
entra in Potere Operaio, sul finire degli anni sessanta, dopo essere
stato capo del servizio d’ordine, diventa responsabile di “Lavoro
illegale”, la struttura parallela dell'organizzazione, incaricata di
azione armate, Tra i suoi compiti c'è anche quello di reperire le armi.
Dopo
lo scioglimento di Potop, è tra i fondatori dei Lap, (Lotta armata per
il potere proletario), la prima organizzazione terroristica romana, ed,
ancora una volta, a lui, viene affidato l'incarico di reperire e
custodire le armi del gruppo.
Nel
febbraio del 1974 è arrestato dalla polizia svizzera perché in possesso
di un fucile mitragliatore e cartucce di vario calibro.
Nel
1976 fa parte del commando dei Fac, (altra formazione romana) che
ferisce alle gambe Giovanni Theodoli. Alla fine dello stesso anno, al
momento dell’entrata nelle B.R. devolve all’organizzazione diverse
pistole, munizioni, e la famosa mitraglietta Skorpion, già usata nel
ferimento Theodoli, ed in seguito utilizzata per uccidere Moro.
Come capo della colonna romana delle Br partecipa a molti degli attentati che insanguinano Roma nel 1977.
Infine,
quando, insieme con la Faranda, esce dalle B.R, pur essendo ormai un
isolato senza prospettive militari, decide di riprendersi le proprie
armi. Un vero arsenale formato da pistole, mitra e munizioni, rinvenuto
in casa di Giuliana Conforto, al momento del suo arresto, il 29 Maggio
1979.
La
passione per le armi è, del resto, testimoniata dallo stesso Morucci nel
libro autobiografico “Ritratto di un terrorista da giovane”. Molte sono
le pagine dedicate alle armi in suo possesso ed ai lavori effettuati
per trasformarle:
(...)
sbircio le riviste di armi, che ormai da troppo tempo erano una delle
mie poche letture, e trovo gli articoli di un perito balistico del
Tribunale di Roma che spiega per filo e per segno storia e tecnica dei
silenziatori (...) Prendo dunque quei tubi, che così com'erano
avrebbero silenziato a malapena un'arma ad aria compressa e li modifico
per la bisogna. Compro delle rondelle d'acciaio della giusta misura e
ci applico sopra dei feltrini rotondi, di quelli che si mettono sotto
le sedie. Poi vado in una fabbrichetta al Quarto Miglio e compro delle
molle più resistenti, molle da valvole di motore. Ne vennero fuori dei
silenziatori che, applicati alle 7,65, mandavano solo un sordo rumore
di sfiato, avevamo anche le armi silenziate. Valerio Morucci, Ritratto di un terrorista da giovane, (Milano, Piemme, 2005)
Riguardo poi la capacita nell'uso delle armi, Morucci, sempre nel libro, parla di esercitazioni svolte in diversi luoghi:
Seguendo
il corso del fiume arrivammo a scoprire che dopo Ponte Galeria c'era
una stradina che portava a una vecchia chiusa costruita dal fascio, e
da cui si poteva salire con le auto sul terrapieno del fiume, dove
c'erano vari punti da cui scendere sul greto. Ci siamo addestrati per
un sacco di tempo, e una volta ci portammo anche una macchina rubata
per studiare l'impatto delle varie armi sulla carrozzeria. La riducemmo
a un colabrodo. Uno di noi, una volta che gli chiesero come avevamo
fatto a combinare tutto quello che avevamo combinato, rispose che era
bastato addestrarci nel cortile di casa. Il nostro «cortile» era quel
posto sul fiume. ibid.
Che
quelle di Morucci non sono solo vanterie di un aspirante scrittore lo
confermano le dichiarazioni rese in tribunale dagli altri componenti
della colonna romana.
Carlo Brogi così descrive Morucci:
Morucci
aveva con le armi un rapporto incredibile, anche perché, come lui
stesso mi ha detto, molte delle armi che aveva portato via le aveva
portate lui nell’organizzazione provenendo dai F.A.C. e che queste armi
erano il risultato d'anni di ricerche per modificarle, per trovare i
pezzi di ricambio, insomma erano sue creature. Pertanto per lui
separarsene era un insulto a tutto il suo lavoro. Interrogatorio di Carlo Brogi -C.d.A. Roma -Processo Moro, in CPM1, vol LXXV, pag.436
A questo punto continuare ad
affermare che tra i brigatisti non c'è nessuno esperto d'armi ci pare
sia voler negare l'evidenza.
Morucci ha ampiamente le
capacità, data l'esperienza acquisita, per svolgere il ruolo più
delicato nel gruppo di fuoco, ovvero, eliminare gli occupanti della 130
lasciando illeso Moro.
Credo quindi si possa
affermare che non esiste nessun superkiller specializzato, l'uomo visto
dal Lalli è, con ragionevole certezza, Valerio Morucci.
Per
ironia della sorte, si può dire, in conclusione, che i fautori della
teoria del superkiller si sono avvicinati alla verità, hanno solo
sbagliato personaggio: in via Fani non c'era “Tex Willer” ma un altro
pistolero dei fumetti “Pecos Bill”. “Pecos” era infatti il soprannome
di Valerio Morucci ai tempi in cui militava in Potere Operaio.