Gladiatori & Repubblichini
Di chi sono le due mini parcheggiate in via Fani la mattina del 16 marzo?
Sono la prova del coinvolgimento dei servizi o solo dei semplici cittadini che hanno parcheggiato l'auto sotto casa?
Alla luce delle ultime indagini svolte dalla nuova commissione Moro, analizziamo questi nuovi improbabili fantasmi.
Nuovi fantasmi in via Fani
Sul luogo dell’agguato di via Fani, quella parte della pubblicistica che ritiene che le brigate rosse non abbiano agito da sole, hanno, da sempre, piazzato, accanto, o al posto dei brigatisti, gli elementi più vari: si va dai servizi segreti italiani, agli uomini dell’intelligence dell’est o dell’ovest, (a seconda dei gusti e delle convenienze politiche), dai camorristi, agli uomini della ndrangheta, passando per la banda della Magliana. Trasformando via Fani in una specie di circo Barnum dove mancano solo i nani e la ballerine.
Con il passare del tempo, dopo che i presunti “misteri” di via Fani erano stati più o meno tutti elencati, per meritare la pubblicazione e far colpo sui lettori, si è ormai arrivati a parlare di fatti e circostante al limite delle fake news.
La nuova commissione di inchiesta sul caso Moro, ha chiesto, allo speciale nucleo di pubblica sicurezza creato apposta, di indagare sulle ultime novità emerse relativamente all’azione di via Fani. In particolare è stato approfondito quanto scritto nel libro di Carlo D’Adamo “Chi ha ucciso l’agente Iozzino”, pubblicato nel 2014, più volte citato nelle audizioni in cui la dott.ssa Tinsona ed il dott. Giannini, funzionari di pubblica sicurezza, riferiscono l’esito degli accertamenti. (1)
L’Austin Morris blu
La “Mini” è virtualmente presente lì, proprio lì, fin dalla notte, e lo è materialmente in quella mattina, perché questo è l’ordine di servizio. E si trova proprio lì, e non più in là, perché deve servire non solo a ostacolare la manovra dell’auto di Moro, ma anche a nascondere una parte del commando (…) quell’Austin Morris non è lì per caso. È lì proprio perché i suoi padroni partecipano all’agguato e alla strage, insieme ad altri fedeli servitori dello Stato. Carlo D’ Adamo, Chi ha ammazzato l’agente Iozzino: Lo stato in Via Fani, (Bologna, Pendragon, 2014), pag. 21
La Mini di cui si parla è quella parcheggiata sul lato destro di via Fani a pochi metri dell’incrocio con via Stresa. La posizione dell’auto effettivamente ostacola, in qualche modo, il tentativo disperato dell’autista Domenico Ricci, di sottrarsi ai colpi del commando brigatista.
La Austin Morris blu posta sulla destra di via Fani. La posizione dell'auto ostacola la manovra dell'appuntato Ricci, autista della 132 che tenta disperatamente di sottrarsi al fuoco brigatista
La Austin Morris blu posta sulla destra di via Fani. La posizione dell'auto ostacola la manovra dell'appuntato Ricci, autista della 132 che tenta disperatamente di sottrarsi al fuoco brigatista
Riguardo la presenza di brigatisti sulla destra se ne è già ampiamente parlato, qui ci preme solo sottolineare che, come appurato dalla nuova perizia sulla dinamica dell’agguato, la posizione della mini non agevola, anzi ostacola, eventuali sparatori dalla parte destra di via Fani (vedi il brigatista sulla destra)
La mini, targata Roma T50354, è di Patrizio Bonanni. La presenza dell’auto in via Fani è giustificata dal fatto che Bonanni risiede, seppur saltuariamente, in un appartamento in via Fani 109. Lo stabile è stato costruito dalla società Kiria, di cui la madre del Bonanni era socia, ed è stato venduto nel 1966 all’ente di previdenza dei farmacisti.
C’è un fatto che allerta, però, quella parte della stampa alla ricerca di nuovi misteri su via Fani: la mini di Patrizio Bonanni è intestata alla società immobiliare Poggio delle rose s.r.l di cui Bonanni è socio.
Come molte società di piccole dimensioni, la Poggio delle Rose, non gestisce in proprio la contabilità, ma si avvale di un società esterna: la Fidrev.
La Fidrev è una società ben nota da anni all’opinione pubblica, infatti, come affermato dagli stessi vertici dei servizi, era stata incaricata della consulenza bilanci e fatture del SISDE a partire dall’ottobre del 1978 per dieci anni. Oltre che del SISDE, la Fidrev teneva anche la contabilità di alcune società di copertura riconducibili ai servizi.
Da qui il fatto di identificare anche la Fidrev e la Poggio delle Rose come società di copertura dei servizi il passo è breve:
La FIDREV gestisce l’organizzazione amministrativa e logistica del SISDE da tempo, ed è in stretto rapporto con il Ministero dell’Interno. Fa falsi verbali di false assemblee per fare falsi bilanci da depositare in tribunale, e si avvale di altre società di copertura alle quali delega, ad esempio, l’acquisto delle automobili o degli immobili o delle attrezzature che servono agli scopi del Servizio. Tra queste società di copertura ci sono e ci saranno, oltre ad altre che qui non interessano, la Immobiliare Kepos SRL, la Immobiliare Proim SRL, la Immobiliare Savellia SRL, la Immobiliare Gradoli SPA, la Caseroma SRL, la Gus S.A.S., la Gattel e anche la Immobiliare Poggio delle Rose, quella a cui è intestata la Austin Morris blu presente sulla scena del crimine al posto del furgone del fioraio. Ibid., pag. 16
Purtroppo ben poco di quello che afferma con tanta sicurezza D’Adamo è vero. Come già detto la Fidrev ha tenuto la contabilità di alcune delle società di copertura dei servizi, citate da D’Adamo, ma assolutamente non risulta che sia stata collegata con le strutture operative del SISDE e meno che mai abbia fatto “falsi verbali di false assemblee per fare falsi bilanci da depositare in tribunale” tanto che malgrado le continue citazioni della stampa nei suoi confronti non è stato mai aperto nessun procedimento penale.
La Fidrev non è certo una di quelle piccole società, simili a scatole vuote, create apposta per coprire particolari interessi e chiuse in breve tempo. Nata nel 1941 e tutt’oggi in attività, è una delle società storiche nell’ambito del settore della contabilità di terzi, che nei suoi 77 anni di vita, ha curato la contabilità di centinaia di società
Quest’ultima società [la Fidrev] si occupava di curare i conti e presentare i bilanci di varie società. Il giro di affari era molto grosso (…) dall’accesso che era stato fatto alle conservatorie si parlava, penso, di decine e decine di faldoni di carteggio, perché l’attività datava dal 1941 ed era vastissima. Lamberto Giannini funzionario P.S., CPM2, seduta del 08/07/2015, Pag.8
Riguardo, poi, la società Poggio delle Rose lo speciale nucleo della polizia, su incarico della commissione parlamentare, ha svolto accurate indagini appurando che la società e rimasta in vita per ben 23 anni ovvero dal 1971 al 1993. Soffermandosi in particolare sul 1978 si è riscontrato:
siamo andati ad acquisire il bilancio del 1978 per poter verificare se avesse qualche forma di attività, oppure non ne avesse alcuna. Quest’acquisizione ha dimostrato non solo un’attività, ma anche che c’era stata un’uscita di denaro per l’acquisto di un’autovettura, che poi era quella intestata alla Poggio delle Rose. Ibid, pag. 6
Quindi, malgrado la presenza della sua auto in via Fani sia ampiamente giustificata, malgrado, riguardo sia la sua persona e che la società Poggio delle Rose, non sia emerso nessun tipo di collegamento con i servizi segreti, Patrizio Bonanni si ritrova, inopinatamente, tra gli agenti segreti che la mattina del 16 marzo portano a compimento l’agguato nei confronti di Moro e della sua scorta.
Unica colpa quella di avere affidato, come altre decine di aziende, la contabilità della sua società alla Fidrev, non una società qualunque ma una delle aziende leader nel settore.
La mini del repubblichino.
C’è un’altra macchina in via Fani, che, a tanti anni di distanza, attira l’attenzione. È, stranamente, ancora una Mini parcheggiata sul lato sinistro della strada, alcuni metri oltre il bar Olivetti.
La mini minor verde parcheggiata sul lato sinistro di via Fani alcuni metri dopo il bar Olivetti
E' un piccolo particolare che fa sobbalzare chi è in cerca di misteri: l’auto è di proprietà di Tullio Moscardi, un ex combattente della repubblica sociale italiana. Basta questo particolare e Moscardi diventa un “gladiatore” impegnato nell’agguato di via Fani:
E il colonnello Guglielmi, uno dei protagonisti di quelle manovre, non si presenta da solo in via Fani la mattina del 16 marzo 1978, perché sulla scena del crimine ci sono almeno altri due uomini collegabili ai gladiatori, il signor Bruno Barbaro e il Nuotatore/Paracadutista Tullio Moscardi, già ufficiale reclutatore dei reparti speciali Stay Behind durante la RSI. D’ Adamo, Chi ha ammazzato l’agente…., cit, pag. 31
Ma quale è il ruolo dell'auto del presunto gladiatore nell'agguato brigatista? E' sempre D'Adamo che ce lo spiega:
Ad aiutare l’azione di Valerio Morucci, Franco Bonisoli, Raffaele Fiore e Alvaro Lojacono che sbucano da dietro le siepi di pitosforo del bar Olivetti chiuso da mesi, c’è anche la sua macchina [di Tullio Moscardi] parcheggiata sul lato sinistro1 di via Fani, che offre riparo ad altri due killer, intervenuti a dare manforte ai brigatisti. Ibid., pag. 34
A parte il fatto che tutti i rilevamenti effettuati in via Fani, smentiscono la presenza di altri componenti del gruppo di fuoco (vedi chi ha sparato in via Fani) ma, anche prendendo per buona l'ipotesi di D'Adamo, c'è da rilevare la completa idiozia dei brigatisti, che, con tutti i modelli a disposizione, allo scopo di nascondersi, scelgono l'auto più piccola in commercio!
La presenza dell’auto in via Fani, anche in questo caso, è giustificata dal fatto che Moscardi ha una casa in via Fani 109.
Esilarante è, la notazione di D’Adamo riguardo la posizione dell’auto lungo la via:
Nessuno gli chiede perché non ha messo la macchina nel garage condominiale, né perché l’ha lasciata vicino all’incrocio, anziché metterla in una posizione visibile dal terrazzo del suo appartamento, che, affacciandosi sul vialetto di ingresso, permetteva di vedere soltanto una porzione ristretta di via Fani, davanti al numero 109 Ibid., pag. 39
E’ risaputo che uno dei passatempi degli italiani è osservare la propria auto dal terrazzo di casa!
Riguardo la sua appartenenza ai servizi, Moscardi, come detto, durante il periodo della Repubblica sociale italiana è entrato a far parte della famigerata X MAS inquadrato, come afferma D’Adamo, nella Compagnia Comando del Battaglione Nuotatori/Paracadutisti.
Da allora e nei 33 anni che intercorrono tra la fine della guerra e il 1978 non c’è più nessun tipo di traccia riguardo ad una possibile militanza di Moscardi in qualsiasi tipo di organizzazione.
Le ricerche effettuate per conto della commissione parlamentare hanno appurato:
Gli accertamenti del Servizio centrale antiterrorismo della Direzione centrale della polizia di prevenzione in ordine a Tullio Moscardi e alle società per le quali ha lavorato non hanno sinora evidenziato alcun rapporto diretto con i Servizi di sicurezza CPM2, 1° Relazione… , cit. , pag. 102
Lo stesso D’Adamo, del resto, ammette:
Non ho altri elementi per ipotizzare un suo ruolo nella vicenda Moro se non la continuità di servizio di Moscardi negli anni del dopoguerra, insieme a Buttazzoni, e la presenza contemporanea in via Fani, la mattina del 16 marzo 1978, di altri uomini legati alle strutture clandestine di Gladio. D’ Adamo, Chi ha ammazzato l’agente…., cit, pag. 38
Gli altri uomini di Gladio sarebbero il colonello Guglielmi di cui abbiamo parlato in altra sede (vedi il colonello Guglielmi) e Patrizio Bonanni e Bruno Barbaro di cui raccontiamo in questo stesso articolo.
Per concludere un ultima citazione dal libro di D’Adamo, sempre riferendosi a Moscardi scrive:
A questo lato della sua personalità, su cui le testimonianze concordano, occorre aggiungere quello dell’intelligenza pronta e vivace. Leggeva ogni giorno cinque o sei quotidiani ed era in grado di effettuare sintesi originali ed acute, che lasciavano sorpresi amici e conoscenti. Questa sua attitudine mi fa pensare che non avesse dismesso l’esercizio di attività di intelligence. Ibid., pag. 39
Francamente non siamo riusciti a capire se si tratti di un'affermazione seria o di un calembour.
Per concludere questo nostro articolo sulle ultime nate tra le "oscure presenze" di via Fani, riportiamo il commento del presidente della 2° commissione Moro. Fioroni che pur non citandolo espressamente si può riferire alla tesi presentate da D'Adamo .(2)
perché abbiamo fatto tutto questo lavoro: lo abbiamo fatto perché avevamo una serie di tesi che erano state sollevate in Commissione, la macchina di Tizio, la macchina di Caio, il cugino di Sempronio e tutta una serie di elementi. Tuttavia, visto che molti siamo amanti di lettura e di libri, alla fine di tutto questo, se si nota un’eccessiva discrepanza tra ciò che viene scritto nei libri e le cose che risultano dimostrate, è mia intenzione mandare tutto a chi di competenza CPM2, audizione del 10/06/2015, Pag. 10
Note:
(
1) A segnalare il libro di D’Adamo alla nuova commissione d’inchiesta è Sergio Flamini, il più noto “esperto” della vicenda Moro, membro della prima commissione parlamentare di inchiesta, autore di diverse pubblicazioni sull’argomento, da sempre schierato con il partito cosiddetto “dietrologico"
(2) Nel libro di D’Adamo si segnala anche un'altra" oscura presenza":
Fra i funzionari presenti in via Fani il 16 marzo 1978 c’è un signore facilmente riconoscibile per la statura, il modo di vestire, la barba e gli occhiali Ray-Ban (…)Se la sua presenza a Roma nelle due fasi cruciali del caso Moro, il rapimento e l’assassinio, è giustificabile e comprensibile, il fatto che lo ritroviamo a Palermo in quel giorno e a quell’ora, con i cadaveri di Dalla Chiesa e di sua moglie non ancora estratti dalla A112, suscita almeno un po’ di inquietudine D’ Adamo, Chi ha ammazzato l’agente…., cit, pag. 95
Anche in questo caso le affermazioni di D’Adamo vengono totalmente smentite dagli accertamenti eseguiti. Non si tratta di un unico personaggio. Per la foto di via Caetani, data la cattiva qualità, non è stato possibile identificare il personaggio mentre le persone ritratte in via Fani ed a Palermo sono due persone diverse.:quello di Palermo, è stato identificato per il dottor Antonino Wjan,(…) invece in via Fani (…), si tratta non di un funzionario dei servizi, ma del dottor Giuseppe Pandiscia, all’epoca dei fatti commissario capo della polizia,(…) CPM2, audizione del 10 giugno 2015 pag.11