I presunti premi ai terroristi
la 2° legge sui dissociati
Nel 1987 viene varata una nuova legge sulla dissociazione. Questa legge amplia il concetto di dissociato ma i benefici di leggi sono di molto inferiori rispetto alla precedente del 1982. Malgrado si affermi che la legge fu uno dei frutti della "trattativa" solo 4 brigatisti del Caso Moro ne usufruirono: Morucci, Faranda, Bonisoli e Azzolini. Gli altri restarono su posizioni irriducibili.
La legge sulla dissociazione del 1987
Come abbiamo visto, anche attraverso una legislazione che in molti casi ha privilegiato l'emergenza al senso di giustizia, la lotta armata entrò irreversibilmente in crisi. La consapevolezza che quel progetto di rivoluzione era fallito si fece sempre più strada nei terroristi in carcere. Le prese di distanza dalle organizzazioni rivoluzionarie, la rilettura delle proprie azioni, si contarono a decine.
Ancora una volta, la politica si trovò a gestire una situazione nuova. Forti furono le sollecitazioni da parte dei detenuti, che chiedevano di poter usufruire degli stessi vantaggi concessi ai dissociati dalla legge del 1982 ormai non più valida.
Nel 1987, infatti, venne varata, con il voto anche del PCI tornato all'opposizione, una nuova legge. I tempi però erano cambiati, il terrorismo nel suo complesso era stato sconfitto e allo Stato, il contributo dei pentiti, non interessava più. Nella nuova legge, infatti, non è presente nessuna norma che li riguarda.
La legge n° 34 del 18/02/1987, si concentrava invece sulla figura del dissociato , a partire dal titolo che recitava "Misure a favore di chi si dissocia dal terrorismo"
Tenendo conto della nuova situazione il concetto di dissociato venne ampliato: "si considera condotta di dissociazione dal terrorismo il comportamento di chi (...) ha definitivamente abbandonato l'organizzazione o il movimento terroristico o eversivo a cui ha appartenuto, tenendo congiuntamente le seguenti condotte: ammissione delle attività effettivamente svolte, comportamenti oggettivamente ed univocamente incompatibili con il permanere del vincolo associativo, ripudio della violenza come metodo di lotta politica".
Le pene furono cosi commutate: "nel caso di omicidio la pena è diminuita di un quarto, negli altri tipi di reato della metà. L'ergastolo venne di fatto ridotto ad una pena di 22 anni e sei mesi in quanto un articolo della legge affermava: "in caso di più procedimenti la pena complessiva da espiare non può 'eccedere anni ventidue e mesi sei."
Anche per questa legge era previsto un arco temporale . La legge si applicava solo a fatti avvenuti entro il 31/12/1983. Venne disposto poi che gli imputati che ancora non avevano fatto dichiarazioni rispetto la dissociazione potessero farlo entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge. Essendo entrata il vigore il 18 febbraio 1987, e non essendo stato prorogato il termine, la legge scadde il 20 marzo 1987. Dopo tale data non ci furono più leggi specifiche sul terrorismo.
Quanti furono i beneficiari della nuova legge? Secondo le cifre di una relazione del Ministero di Grazia e Giustizia coloro che usufruirono della legge furono 176. Interessante notare come la percentuale degli esponenti di Prima Linea (48,60%) fosse più alta dei brigatisti (31,84%).
Una legge molto meno benevola
Coloro che propugnano l'idea dello scambio tra "verità dicibile" e vantaggi giudiziari ai brigatisti indicano proprio la legge del 1987 come uno dei frutti della trattativa. A tale proposito bisogna rilevare che la legge in pratica, oltre a ampliare il concetto di dissociato, si limitò a "sanare" la situazione dei numerosi dissociati emersi dopo la chiusura dei termini della legge precedente.
Le riduzioni di pena furono però molto meno vantaggiose rispetto alla legge precedente. Nel caso dell'ergastolo, pena cui erano condannati quasi tutti i protagonisti del caso Moro, la legge del 1982 stabiliva una pena dai 15 a 21 anni. La legge del 1987 commutava l'ergastolo in 22 anni e sei mesi.
Come detto, la legge del 1982, varata quando tutti i brigatisti del rapimento Moro erano ancora irriducibili, prevedeva sconti di pena decisamente più vantaggiosi rispetto a quella nata dalla presunta trattativa. Quindi i brigatisti contrattarono con lo Stato, aderendo alla cosiddetta "verità dicibile", per avere una legge chiaramente peggiorativa. Sarebbe bastato usufruire della legge del 1982, tutti gli esecutori del rapimento Moro, esclusa la Balzerani, erano già in carcere, per ottenere condizioni migliori senza bisogno di nessun "patto".
Comunque, anche a questa legge, che sarebbe stata il frutto della trattativa, aderirono, e quindi usufruirono degli sconti di pena, soltanto 4 dei principali imputati nella vicenda Moro ovvero: Adriana Faranda, Valerio Morucci, Franco Bonisoli e Lauro Azzolini. Ad essi si aggiunse Alberto Franceschini già in carcere all'epoca del rapimento. Moretti, Seghetti, Fiore, Gallinari, Braghetti e Balzerani non aderirono rimanendo irriducibili.
Per concludere bisogna dire che, anche se più volte ventilata , non fu mai promulgata una amnistia a favore dei terroristi. L'indulto del 2006 che prevedeva una sconto di pena di tre anni, escluse dal beneficio i reati di terrorismo.
Diversi furono, invece, i provvedimenti di grazia nei confronti di terroristi. I nomi più conosciuti sono quelli di Ovidio Bompressi condannato per l'omicidio Calabresi e Paolo Baschieri della colonna fiorentina delle Br. Gli altri sono tutti esponenti di secondo piano, semisconosciuti e sicuramente lontani dal gruppo della verità dicibile, tanto che non sono mai citati tra i privilegi concessi ai brigatisti nella presunta trattativa con lo Stato.