Il Gruppo di Fuoco
Quante sono le persone che la mattina del 16 Marzo 1978 sparano in via Fani? I brigatisti hanno sempre sostenuto che solo 4 Br, vestiti con le divise di volo del personale dell'Alitalia, usarono le armi. La versione brigatista è da molti contestata ipotizzando la presenza di altre persone nel commando. Le risultanze della nuova perizia balisticha eseguita nel 2015.
Chi spara in via Fani?
Quanti sono i terroristi che hanno sparato in via Fani la mattina del 16 Marzo 1978?
Nelle loro testimonianze i brigatisti hanno sempre dichiarato che spararono solo in quattro, quelli vestiti con divise dell'Alitalia, posti sulla sinistra di via Fani.
Molta della pubblicistica sul caso Moro ha considerato poco credibile questa affermazione, aumentando di volta in volta, il numero degli “sparatori” di via Fani.
Per esempio, Sergio Flamigni, nel suo ultimo lavoro “Patto di omertà” in cui contesta, punto per punto, il memoriale Morucci, così ricostruisce l'azione:
Dunque la mattina del 16 marzo 1978, al momento della strage, sul solo lato sinistro di via Fani c'erano almeno 7 killer (e non 4, come sostiene Morucci): 4 brigatisti vestiti da avieri (e già identificati dalla magistratura grazie ai testimoni oculari), 2 individui nei pressi della Mini Cooper rimasti senza identità, e un tiratore ben addestrato al fuoco incrociato (...) sul lato destro di via Fani (...) due killer appostati nei pressi di quella macchina [Austin Morris] aprirono il fuoco contro il maresciallo Oreste Leonardi (…) e contro Giulio Rivera (...) uccidendoli. Sergio Flamigni, Patto di Omertà (Milano, Kaos Edizioni, 2015)
Quindi secondo Flamigni in Via Fani a sparare furono nove persone.
Flamini, cita, molto genericamente, le perizie balistiche per suffragare le sue tesi. Peccato che tutte e due le perizie balistiche effettuate dicano cose ben diverse.
Si è infatti accertato, attraverso l'identificazione dei bossoli, che nella sparatoria sono state utilizzate dai brigatisti, soltanto sei armi, di cui quattro mitra e due pistole.
Sostenere che le armi usate sono 9, davanti ad un riscontro peritale di solo 6, appare a dir poco singolare.
Ciò presuppone, infatti, che tutti i bossoli di ben tre armi siano misteriosamente scomparsi dalla scena del crimine.
Se ciò non bastasse, un recente studio della polizia scientifica, di cui parleremo ampiamente in seguito, dimostra che le traiettorie dei colpi sparati sono tutte compatibili con le sei armi identificate.
Il gruppo di fuoco
Sgombrato il campo dalle iperboli della dietrologia, torniamo in via Fani per cercare di capire, attraverso l'analisi dei fatti, come sono andate le cose.
Tralasciando, per il momento i brigatisti sulla destra e i passeggeri della moto Honda, la cui esistenza è tutt'altro che certa e di cui ci siamo occupati in altri articoli (Il brigatista sulla destra e La moto Honda e... il motorino), concentriamo la nostra attenzione sul cosiddetto "gruppo di fuoco".
Le dichiarazioni dei moltissimi testimoni, presenti all'agguato, concordano su un dato: il numero degli assalitori posti sul lato sinistro della strada.
Il primo verbale redatto dalla questura il giorno successivo la strage afferma:
(…) quattro individui indossanti divise di personale di volo dell'Alitalia, armati di mitra ed appostati sul lato sinistro della strada, hanno aperto il fuoco. Verbale della Questura di Roma, 17 Marzo 1978, CPM1, vol. XXX, pag 34
Questa ricostruzione verrà confermata, prima dai pentiti ed in seguito dagli stessi partecipanti all'azione.
E' Valerio Morucci, che nel suo famoso memoriale, svela i nomi dei componenti del gruppo di fuoco indicandone anche la posizione:
Io e i bierre n 7, 8 e 9 (dal basso Fiore, Gallinari e Bonisoli) portatici al centro della strada abbiamo sparato sugli uomini della scorta. Valerio Morucci, Memoriale
Il gruppo di fuoco brigatista che ha sparato in via Fani. Da sinistra: Morucci, Fiore, Gallinari, Bonisoli
Sempre Morucci elenca anche le singole armi in dotazione ai terroristi:
Un Fna in mia dotazione; un M12 (Fiore); una TZ45 (Gallinari); un altro Fna (Bonisoli) e un Mab 38/42 (Moretti}, che non ha sparato. Oltre i mitra, i vari componenti del nucleo avevano le pistole automatiche in dotazione personale: una S&W 39 (di Gallinari, che ha anch'essa sparato dei colpi); una Beretta 51 cal. 7,65 (di Bonisoli, che ha anch'essa sparato dei colpi) tre Browning HP (di Moretti, Morucci e Fiore. Pistole queste che non hanno sparato). Ibid
Il nuovo lavoro della Polizia scientifica
Questa ricostruzione, come abbiamo visto è stata accolta con grande scetticismo da gran parte della stampa, tanto che la nuova commissione di inchiesta parlamentare sul caso Moro ha richiesto una nuova indagine alla Polizia di Stato.
Il lavoro, effettuato dal servizio di Polizia Scientifica ed intitolato “Ricostruzione della dinamica della strage di via Mario Fani del 16 Marzo 1978”, rielaborando le perizie balistiche, le autopsie effettuate sui corpi degli agenti uccisi, le dichiarazioni dei testimoni oculari ed avvalendosi di nuove tecniche computerizzate e della tecnologia laser, ha provato a ricostruire la dinamica dell'attacco.
Le risultanze sono state presentate, alla commissione Moro, nell'audizione del 10 giugno 2015.
Partendo dalle precedenti perizie balistiche, ed in particolare modo da quella redatta nel 1993 dai periti Benedetti e Salza, è stato accertato che in via Fani sono state usate 7 armi (6 dei brigatisti più la pistola dell'agente Iozzino) e che in totale sono stati esplosi 93 colpi.
Attraverso poi il posizionamento dei bossoli e l'analisi delle traiettorie dei colpi si è individuata la posizione iniziale e gli spostamenti delle varie armi.
La disposizione delle armi del gruppo di fuoco in via Fani secondo la ricostruzione effettuata dalla polizia scientifica. Rielaborazione di un'Immagine estratta dal lavoro della Polizia Scientifica presentato alla Commissione Moro
Una perizia balistica, chiaramente, può solo indicare il numero delle armi e la loro posizione, non certo l'identità dei brigatisti. Ma se confrontiamo i dati con le affermazioni di Morucci nel memoriale, troviamo una corrispondenza quasi perfetta.
Il mitra del killer all'incrocio con Via Stresa, che spara 22 colpi sulla 130 è un FNA. Morucci colloca se stesso in quella posizione e dichiara di imbracciare appunto un FNA.
Accanto a lui, pone Fiore, che usa un M12, il cui mitra si inceppa quasi subito. La relazione certifica che effettivamente in quella posizione c'è un M12 e spara solo tre colpi.
Più in alto, viene collocato un mitra TZ45 che spara 5 colpi contro l'Alfetta di scorta. Per Morucci in quella posizione c'è Gallinari a cui attribuisce appunto un TZ45 che si inceppa dopo alcuni colpi.
Ultimo, dei mitra che sparano in Via Fani, sempre secondo la scientifica, è l'altro FNA quello dei 49 colpi. Per il memoriale Morucci in quella posizione agisce Bonisoli a cui assegna appunto un altro FNA.
Bisogna dire che, sul ruolo di Bonisoli, ci sono le maggiori discordanze tra la relazione e le dichiarazioni dei pentiti. Discordanze di cui parliamo nell'articolo Il brigatista dal grilletto facile
Infine, per la ricostruzione della polizia, oltre ai quattro mitra e la pistola dell'agente Iozzino, in via Fani hanno sparato solo altre due pistole: una Smith & Wesson e un Beretta 7,65. Esattamente quello che afferma Morucci nel suo scritto, che assegna le armi, rispettivamente, a Gallinari e Bonisoli
Incrociando le risultanze della perizia e le affermazioni del memoriale di Morucci abbiamo costruito, a titolo esemplificativo, la seguente tabella.
Relazione
polizia scientifica |
Memoriale
Morucci |
Posizione dal basso |
arma
identificata |
bossoli |
Posizione
dal basso |
arma
attribuita |
1° mitra colpi su 130 |
Mitra
FNA |
22 |
Morucci |
Mitra
FNA |
2° mitra colpi su 130 |
Mitra
M12 |
3 |
Fiore |
Mitra
M12 |
3° mitra colpi su alfetta |
Mitra
TZ45 |
5 |
Gallinari |
Mitra
TZ45 |
1°pistola colpi su Alfetta |
Pistola
Smith Wesson |
8 |
Gallinari |
Pistola
Smith Wesson |
4° mitra colpi su Alfetta |
Mitra
FNA |
49 |
Bonisoli |
Mitra
FNA |
2°pistola colpi su Alfetta |
Pistola
Beretta 7.65 |
4 |
Bonisoli |
Pistola
Beretta 7.65 |
La corrispondenza dei dati forniti dalla polizia scientifica con il memoriale Morucci ha scatenato le critiche di quella parte di opinione pubblica che da sempre ha collocato in via Fani molti più sparatori di quanti dichiarati dal capo della colonna romana delle BR.
L'accusa rivolta nei confronti del perito Boffi è stata quella, non si capisce per quale motivo, di aver appiattito le analisi della ricostruzione sulle affermazioni del memoriale Morucci.
Portavoce di questa scuola di pensiero si è fatto l'on. Gero Grassi, componente della nuova commissione Moro, il quale, nel supplemento di audizione dei periti Giannini e Boffi, svolta 8 luglio 2015, ha cosi argomentato in merito:
Per la storia, Valerio Morucci ha un mitra FNA che si inceppa e viene disinceppato. All’ottavo colpo si inceppa definitivamente. (…) Raffaele Fiore ha un mitra M12, che si inceppa e non spara. (...) Prospero Gallinari ha un mitra TZ-45, che si inceppa al quinto colpo. Usa la pistola SW 39 calibro 9 Parabellum.(...) Franco Bonisoli ha un mitra FNA, che spara pochi colpi perché si inceppa. Usa la calibro 7,65 Beretta 51. Se facciamo la somma dei colpi sparati dai brigatisti, al totale non ci arriviamo.
La perizia dell’epoca dice che un mitra FNA 43 ha sparato 49 colpi. Chi l’aveva, visto che i brigatisti fanno dichiarazioni dalle quali si evince che nessuno abbia sparato una quantità di colpi superiori a 8?
(...) e se, invece, ci fossero stati due FNA 43, in possesso di due persone diverse? Gero Grassi, CPM2, Seduta 8/7/2015
L'intervento dell'onorevole Grassi è un susseguirsi di errori ed affermazioni senza nessun riscontro oggettivo. Esaminiamolo nei particolari.
Grassi inizia parlando dell'arma di Morucci ed afferma. «ha un mitra FNA che si inceppa e viene disinceppato. All’ottavo colpo si inceppa definitivamente». Morucci nelle sue deposizioni afferma «Nell'azione si sono inceppate diverse armi tra cui lo Fna in mio possesso (…) ho impiegato del tempo per disinceppare l'arma. Subito dopo sono tornato accanto alla 130 e ho sparato altri colpi.»
Come si vede non c'è traccia di un secondo inceppamento. La perizia balistica, inoltre, afferma che un FNA posto all'angolo di Via Stresa (il posto di Morucci) ha esploso 22 colpi.
Riguardo a Fiore, Grassi, afferma «ha un mitra M12, che si inceppa e non spara.». La perizia balistica ha rilevato la presenza di 3 bossoli esplosi da un M12. Particolare confermato dalla testimonianza di Patrizio Peci che durante il primo processo Moro, nel 1982, dichiara di aver appreso da Fiore: che "come ho sparato dopo due o tre colpi mi si è inceppato."
Infine non si capisce su quali basi possa affermare che «Franco Bonisoli ha un mitra FNA, che spara pochi colpi perché si inceppa.» A noi questa circostanza non risulta, ma come detto l'argomento è stato ampiamente affrontato nell'articolo Il brigatista dal grilletto facile.
In ogni caso la perizia balistica ha accertato, come già detto, che un mitra Fna ha sparato 49 colpi da una posizione compatibile con quella di Bonisoli.
Un quinto mitra in via Fani?
Relativamente alla possibilità di un errore nella perizia, che avrebbe attribuito ad un unica arma i colpi sparati da due FNA posti, vicino nella parte alta di via Fani, si è ampiamente discusso nel supplemento di audizione, l' 8 luglio 2015, del perito Federico Boffi, della Polizia Scientifica.
Il perito della Polizia Scientifica Federico Boffi, durante l'audizione davanti alla nuova Commissione Moro. 8 luglio 2015
FEDERICO BOFFI: Giustamente mi si dice: se io qui ho un’altra persona ancora che ha esploso degli altri colpi e magari ha colpito Iozzino, può anche essere, però poi noi abbiamo le perizie balistiche che ci dicono che tutti questi bossoli sono stati esplosi da un’unica arma.
SEN. FEDERICO FORNARO. Ecco, qui mi permetto di contraddirla. Ci può essere un’ipotesi, che è suffragata dalle perizie: mentre il mitra FNA 43, quello che noi diciamo di Morucci (a questo punto diciamo di Morucci), era identificato, l’altro FNA 43 è talmente vetusto che non riesce in qualche modo a rigare i proiettili.
FEDERICO BOFFI. Ma parla dei proiettili; qui stiamo parlando dei bossoli. Il perito ha difficoltà ad associare i proiettili a quell’arma. I bossoli li associa, ma in ogni caso a noi non interessa se sia quell’arma lì; a noi interessa il fatto che questi ventisette più undici siano di un’unica arma.
SEN. FORNARO. Di un’unica arma o di due armi uguali?
FEDERICO BOFFI. Le risultanze nostre verranno riportate a breve. Per quanto ne so, c’è conferma della perizia balistica di Benedetti, che tra l’altro confermava anche quella di Ugolini, perché sulla unicità di tutti questi bossoli appartenenti a un’unica arma che li abbia esplosi, sono tutti concordi, sia Ugolini all’inizio, che poi...
SEN. FORNARO. Non è possibile che siano quindi due armi?
PRESIDENTE FIORONI. Tu dici due armi vetuste, messe male, che hanno dato la stessa rigatura?
SEN. FORNARO. Erano FNA43
FEDERICO BOFFI. Non ci confondiamo. Le rigature sono sui proiettili. Quindi, che i periti abbiano avuto difficoltà nell’associare a quell’arma un determinato proiettile che possa aver attinto Iozzino è comprensibile. Tra l’altro, i proiettili sono molto difficili da comparare.
PRESIDENTE. I bossoli...
SEN. FORNARO. Possono essere anche di due armi diverse?
PRESIDENTE FIORONI. Possono esistere due armi identiche che lasciano sul bossolo la stessa rigatura oppure no ? Io dico rigatura, ma ci siamo capiti.
FEDERICO BOFFI. Io questo preambolo lo feci anche nell’altra presentazione. Le comparazioni balistiche hanno sempre un margine di soggettività; un margine di soggettività che diventa sempre più grande quanto più è complesso l’accertamento, quindi nel caso ad esempio di armi vetuste eccetera. Quindi, ci potrebbe anche stare. Dico che noi abbiamo fatto riferimento a quelle perizie; abbiamo fatto riferimento, nello specifico, all’ultima di Salza- Benedetti, perché poi migliora le valutazioni di Ugolini su un gruppo di bossoli, li attribuisce a due armi differenti. Ma anche la perizia di Ugolini dice che quei ventisette più undici bossoli sono stati esplosi da un’unica arma. Abbiamo Ugolini e Iadevito e successivamente Salza e Benedetti, quindi quattro periti balistici e anche i nostri, che stanno confermando questa ipotesi, che ci dicono che tutti quei bossoli sono stati esplosi da un’unica arma. A questo punto, per quanta soggettività ci possa essere, io do per scontato che sia un’unica arma. Se ipotizziamo che ci sia stata un’altra persona, non ci sono i bossoli sufficienti per esaurire il numero di persone: sei armi hanno sparato dal gruppo di fuoco, quindi in sei possono aver sparato, quattro armi a raffica, anche se una ha esploso dei colpi singoli, e due pistole. Ibid
Le risultanze delle perizie quindi affermano che, con ragionevole sicurezza, in via Fani hanno sparato un massimo di sei persone, di cui quattro utilizzano i mitra e due le pistole, oppure, come affermano i brigatisti, quattro persone, di cui due utilizzano sia i mitra che le pistole.
Il cambio di caricatore dell'FNA
Nella ricostruzione, però, resta un punto d’ombra non ancora risolto
Come detto, un mitra spara da solo 49 colpi, ma normalmente i caricatori dell’FNA contengono 40 colpi al massimo.
Quindi, o ambedue le perizie balistiche hanno commesso un errore non identificando un terzo mitra FNA ed attribuendo i colpi sparati "all'FNA dei 49 colpi" oppure durante l’azione ci deve essere stato un cambio di caricatore, cosa che nessun brigatista racconta. I 49 colpi dell'FNA