Il superkiller: la fine di un mito
Il famoso superkiller, presente in via Fani, che per anni ha riempito le pagine delle inchieste sul caso Moro, è soltanto un'invenzione giornalistica. L'analisi delle perizie balistiche, in special modo l'ultima effettuata nel giugno del 2015, dimostrano, non solo che il brigatista visto dal testimone Lalli non è lo stesso dei 49 colpi, ma ci dicono anche che non esiste nessun killer dalla mira infallibile.presente in via Fani, che per anni ha riempito le pagine delle inchieste sul caso Moro, è soltanto un'invenzione giornalistica.
Un superkiller nel commando
Tra i misteri
dell'agguato di via Fani uno dei più citati riguarda il superkiller, il Tex Willer dotato
di una mira infallibile che, praticamente da
solo, elimina la scorta di Moro.
La sua descrizione appare già
in una delle prime pubblicazioni sul rapimento e l'uccisione del
Presidente DC: “Operazione Moro”. L'inchiesta pubblicata nel 1984 da
Giuseppe Zupo e Vincenzo Marini Recchia.
Il lavoro da
manuale è stato compiuto essenzialmente da due persone una delle quali
spara 49 colpi l’altra 22 su un totale di 91 (...) il superkiller
quello dei 49 colpi, quasi tutti a segno, quello che ha fatto quasi
tutto lui, viene descritto con autentica ammirazione dal teste Lalli
anche lui esperto d’armi...un killer della mafia, un uomo rimasto senza
volto con un arma mai più usata ne mai più trovata. Operazione Moro, Giuseppe Zupo e Vincenzo Marini Recchia (Milano, Franco Angeli, 1984)
Questa descrizione, altamente
suggestiva è presente, da allora, in quasi tutta la pubblicistica sul
caso Moro. Spesso riportata acriticamente, talvolta ampliata a
dismisura, come per esempio nel caso di Rita Di Giovacchino, che nel
2014 arriva ad affermare senza il minimo dubbio:
Chi ha ucciso
Leonardi, Zizzi e tutti gli altri? Le Brigate rosse? No, sembra si
trattasse di uno ‘ndranghetista, tal Gustino De Vuono, il legionario
“De”, come scriveva Mino Pecorelli, uno che sparava come un dio e
che, al centro della scena con un giubbetto azzurro e una mitraglietta
Scorpio, ha esploso 84 proiettili. Gli unici che hanno colpito gli
agenti Rita Di Giovacchino: Il Fatto quotidiano on line, 24/03/2014
Il superkiller...sono due
Ma il superkiller esiste
davvero? Ci sono prove documentali in merito, o questa figura è figlia
delle fin troppo frequenti iperboli giornalistiche che hanno costellato
le inchieste sul caso Moro?
La presenza del superkiller in via Fani sarebbe documentata da due circostanze.
Primo: in Via Fani, come
affermano le perizie balistiche, uno degli assalitori ha sparato 49
colpi, un numero nettamente superiore a tutte le altre armi in azione,
che complessivamente sparano 44 colpi.
Secondo: tra gli assalitori ce
n’è uno che sa maneggiare particolarmente bene il mitra, come afferma
Pietro Lalli, il benzinaio testimone dell’agguato.
Per prima cosa bisogna dire
che, per creare la figura dell'infallibile cecchino, si sono
attribuiti, con molta superficialità, ad una stessa persona le due
circostanze, ma non esiste nessuna prova che l’esperto sparatore”
visto dal Lalli sia la stessa persona che spara i 49 colpi.
Anzi, le perizie balistiche
ci dicono tutt'altra cosa. In particolar modo, l'ultimo lavoro eseguito
dalla Polizia Scientifica ed illustrato alla nuova Commissione Moro,
nell'audizione del 10 giugno 2015, porta ad affermare che l'uomo dei 49
colpi ed il “pistolero” visto dal Lalli sono due persone diverse.
Secondo le risultanze
della scientifica, che ricostruisce la dinamica dell'azione, le armi
dei terroristi, disposti sul lato sinistro della strada, partendo
dall'incrocio con Via Stresa, sono: un mitra Fna che spara 22 colpi,
seguito da un mitra M12. Queste due armi sparano sulla 130 di Moro. Un
mitra TZ 45 e l'altro l'FNA, che spara i 49 colpi, colpiscono invece
l'Alfetta.
Identificato il posto del brigatista che spara i 49 colpi è lampante che questo non può essere lo stesso visto da Lalli.
Ricordiamo
che il benzinaio parla del brigatista posto a ridosso dello stop e,
quindi, tra i due ci sono molti metri ed altri due uomini.
Del
resto dalla sua posizione, che ricordiamo è alcune decine di metri
dallo stop, nella parte bassa di Via Fani, il Lalli è impossibilitato a
vedere con precisione l'ultimo dei quattro uomini in fila.
La
disposizione delle armi del gruppo di fuoco in via Fani. E' evidente
che il brigatista visto dal Lalli non può essere lo stesso dei 49
colpi. Immagine estratta dal lavoro presentato alla Commissione Moro e opportunamente rielaborata
Un super specialista dalla mira approssimativa
Appurato che il famoso superkiller... sono due, parliamo della mira infallibile attribuita al fantomatico personaggio.
(…) il superkiller quello dei 49 colpi, quasi tutti a segno, quello che ha fatto quasi tutto lui. Operazione Moro, Zupo e Recchia, cit.
Ancora una volta la voglia di
creare un mito gioca brutti scherzi. Con estrema superficialità si
associa, l'elevato numero di colpi, ad una mira infallibile. Per anni,
senza la minima prova, si è cercato di far passare questo concetto come
una verità acquista. La realtà è invece ben diversa
il dottor Federico Boffi,
direttore tecnico capo del servizio di Polizia Scientifica, in
commissione parlamentare, nell'illustrare le risultanze del lavoro
svolto, in risposta ai membri della commissione, ed in particolare al
senatore Gotor, afferma:
SEN. GOTOR.
L'arma che entrambe le perizie concordano abbia sparato la stragrande
maggioranza dei colpi è stata mai trovata o no? Io questo non lo
ricordo, ma sarebbe interessante.
FEDERICO BOFFI. No. È quella non in sequestro.
SEN.
GOTOR. Quindi, l'arma più importante, quella determinante e decisiva
per l'evento omicidiario, a tutt'oggi non c’è. Grazie.
FEDERICO BOFFI. Sono state tutte determinanti, più o meno. CPM2, Seduta 10/6/2015
Poco dopo, sempre durante l'audizione, il dottor Boffi ribadisce con forza il concetto:
FEDERICO
BOFFI. Voglio aggiungere una piccola cosa in risposta ad
un'osservazione che è stata formulata. Il fatto che quest'arma abbia
esploso quarantanove colpi non significa che sia la più importante. Di
fatto noi abbiamo certezza che l'arma che ha esploso quarantanove colpi
ha certamente colpito la guardia di Pubblica sicurezza Raffaele
Iozzino, ma non abbiamo alcuna altra evidenza.
Per esempio,
l'arma che ha esploso meno colpi ha certamente colpito e ucciso i due
occupanti della 130, così come le due armi che hanno esploso i
proiettili che hanno determinato queste traiettorie hanno colpito
anch'esse gli altri due occupanti dell'Alfetta.
In realtà, quindi, è vero che è un'arma che ha esploso molti colpi, ma,
paradossalmente, è anche la meno efficace di tutto il gruppo. Volevo
dire questo. Ibid.
A questo punto rimane ben
poco del mito del superkiller. Al suo posto abbiamo due diversi
brigatisti di cui uno, posizionato in prossimità dell'incrocio che
impugna il mitra con una certa perizia, l'altro, molti metri più in la,
spara si 49 colpi ma con una mira alquanto approssimativa.
Ma chi sono i due brigatisti? Negli articoli Tex Willer e Pecos Bill e Il brigatista dal grilletto facile abbiamo provato ad identificarli.