I 49 colpi dell'FNA
Secondo le perizie balistiche un FNA spara, in Via Fani, 49 proiettili ma i caricatori del FNA hanno una capienza massima di 40 colpi. Se è vero quello che affermano i periti ci deve essere stato per forza un cambio di caricatore. Nessun brigatista parla però di un secondo caricatore. Esaminiamo le varie ipotesi su uno dei pochi particolari non ancora chiariti dell'agguato. Le nuove dichiarazioni di Franco Bonisoli
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Se, come abbiamo visto in Il brigatista dal grilletto facile ci sono molti indizi che fanno propendere nell’identificazione di Franco Bonisoli con l’uomo che spara il maggior numero di colpi in Via Fani, rimane il problema relativo al suo presunto mitra FNA.
Secondo le risultanze balistiche, in via Fani ci sono due FNA, uno spara 23, l’altro 49 colpi. L’FNA, monta, però, caricatori che hanno una capienza massima di 40 colpi. Quindi, secondo le risultanze balistiche i colpi sono stati sparati dalla stessa arma utilizzando, però, almeno due caricatori.
Ora, nessun brigatista, ed in particolare Bonisoliche è il maggior indiziato sul possesso dell’arma, ha affermato di aver cambiato il caricatore durante l’azione.
Il problema è tutt’altro che trascurabile, in quanto se i risultati balistici, specialmente nell’ultimo lavoro della scientifica del giugno 2015, rilevano una grande consonanza con le dichiarazioni dei brigatisti, su questo punto la differenza è netta.
Abbiamo un mitra che secondo le perizie spara 49 colpi e quindi, avendo i caricatori un massimo di 40 colpi, c’è stato un cambio di caricatore. Nessun brigatista conferma, però, questa circostanza, Pertanto o c’è un errore nella perizia o c’è qualcosa che non va nei racconti dei terroristi.
La discrepanza tra perizie e racconti dei pentiti, queta volta oggettiva, ha dato adito a diverse ipotesi sullo svolgimento dell'azione di via Fani. Riepiloghiamole.
Iniziamo dalla prima: la perizia balistica ha sbagliato l’FNA non ha sparato 49 colpi.
I periti potrebbero aver confuso i due FNA attribuendo all’arma dei 49 colpi, proiettili sparati dall’altra, quella dei 23. La somma dei colpi: 72 non prevede nessun cambio di caricatore e questo sarebbe in linea con quanto detto dai brigatisti.
Di questa idea è Valerio Morucci che nell’audizione presso la Commissione stragi afferma:
PRESIDENTE Secondo la ricostruzione giudiziaria della vicenda, è lei l'uomo che con l'FNA 43 spara quarantanove colpi.
MORUCCI. Esatto, ma il problema è che gli FNA 43 erano due e che la perizia balistica ha accomunato i colpi sparati da entrambe le armi. (…)
ZANI. Mi domando che caricatore aveva quest'arma per sparare quarantanove colpi.
MORUCCI. Infatti, è impossibile: quarantanove colpi non entrano in un caricatore.
ZANI. Quanti colpi ha quel caricatore?
MORUCCI. Credo che erano caricati con trentasei-trentotto colpi.
Audizione di Valerio Morucci Commissione Stragi 18/6/1997 (1)
Esiste, però, un’altra possibilità sempre partendo da un errore nelle perizie. L’errore non sarebbe quello di aver confuso i proiettili delle due armi ma di non aver individuato la presenza di una terza.
Di questa tesi ha parlato Federico Fornaro, membro della seconda commissione Moro, durante l’audizione di presentazione del nuovo lavoro sulle traiettorie dei colpi nell’agguato di via Fani.
FEDERICO FORNARO_. _Nella ricostruzione del Dipartimento, l’attacco alle auto in movimento è compiuto simultaneamente dai quattro sparatori, fatto salvo l’immediato inceppamento del mitra M12 in dotazione a Fiore, per cui Bonisoli spara a raffica i primi colpi del suo FNA43. Sul corpo di Iozzino vengono trovati sette proiettili, ritenuti riconducibili all’arma FNA43 e sparati certamente da destra verso sinistra. Delle due l’una: o il mitra FNA non si era inceppato, quindi Bonisoli nella seconda fase aggira l’Alfetta e colpisce Iozzino – ma questo contrasta con i bossoli 7,65 ritrovati sia sull’Alfetta sia sulla 130 – oppure a colpire Iozzino è un altro sparatore, il numero 5, posto ancor più in alto di Bonisoli, armato con un altro FNA43, che per primo si accorge che Iozzino era uscito e lo colpisce.
Come si vede anche Fornaro, nel prospettare la presenza di un quinto sparatore non fa riferimento al numero di colpi esplosi rispetto alla capienza del caricatore, ma all’inceppamento dell’arma di Bonisoli dopo pochi colpi. Tesi, quest’ultima, smentita dai fatti e di cui abbiamo ampiamente parlato in Il brigatista dal grilletto facile.
La presenza del quinto sparatore è sostenuta da chi afferma che in via Fani ci fossero anche altri componenti del commando rispetto a quelli citati dai brigatisti ed in particolare persone “esterne” alle br.
Ma esiste anche una ipotesi, che possiamo definire minore, Secondo questa versione il terzo mitra, non riconosciuto dalla perizia, non sarebbe stato imbracciato da un “innominabile” non appartenente all’organizzazione, ma da uno dei due br che costituivano il “cancelletto” superiore ovvero Lojacono e Casimirri.
In pratica, uno dei due, la cui posizione è la più prossima all’Alfetta della scorta, visto l’uscita di Iozzino dall’auto e capendo la difficoltà dei due compagni, Bonisoli e Gallinari, a cui si erano inceppati i mitra, avrebbe “aiutato” il commando eliminando l’agente Iozzino con una raffica del terzo FNA.
In questa ipotesi i brigatisti ometterebbero una parte di verità, cioè la presenza di una quinta persona nel “gruppo di fuoco” ma resterebbe inalterata la composizione del commando in via Fani.
Ma una perizia balistica può essere sbagliata? Al di là delle critiche ingenerose ed immotivate di gran parte della stampa dietrologica che ha definito l’ultimo lavoro della polizia scientifica “appiattito sulla versione brigatista”, bisogna considerare che le perizie pur avendo una base prevalentemente scientifica sono frutto dell’uomo e quindi, in parte di elaborazioni personali e quindi soggette ad errori.
Del resto lo stesso perito della scientifica, dott. Boffi, durante la suddetta audizione ha ammesso:
FEDERICO BOFFi (…) Le comparazioni balistiche hanno sempre un margine di soggettività; un margine di soggettività che diventa sempre più grande quanto più è complesso l’accertamento, quindi nel caso ad esempio di armi vetuste eccetera.
Riguardo però la provenienza dei 49 colpi la sua risposta è sicura:
FEDERICO BOFFI. Dico che noi abbiamo fatto riferimento a quelle perizie; abbiamo fatto riferimento, nello specifico, all’ultima di Salza- Benedetti, perché poi migliora le valutazioni di Ugolini su un gruppo di bossoli, li attribuisce a due armi differenti. Ma anche la perizia di Ugolini dice che quei ventisette più undici bossoli sono stati esplosi da un’unica arma. Abbiamo Ugolini e Iadevito e successivamente Salza e Benedetti, quindi quattro periti balistici e anche i nostri, che stanno confermando questa ipotesi, che ci dicono che tutti quei bossoli sono stati esplosi da un’unica arma. A questo punto, per quanta soggettività ci possa essere, io do per scontato che sia un’unica arma. Se ipotizziamo che ci sia stata un’altra persona, non ci sono i bossoli sufficienti per esaurire il numero di persone: sei armi hanno sparato dal gruppo di fuoco, quindi in sei possono aver sparato, quattro armi a raffica, anche se una ha esploso dei colpi singoli, e due pistole.
Per una più completa disamina della nuova perizia balistica si guardi Il gruppo di fuoco
Bisogna ora prendere in esame l’ultima ipotesi: la perizia balistica è corretta e sono i brigatisti che omettono il particolare del cambio di caricatore.
La dietrologia, che pure accetta testimonianze a volte davvero improbabili, pretende dai brigatisti una precisione quasi ossessiva considerando ogni errore od omissione come il segno di una reticenza voluta e colpevole. Bisogna, invece, ricordare che i brigatisti sono uomini che durante un’azione così cruenta e pericolosa sono sottoposti ad un grande stress per cui è possibile avere una percezione errata di quello che è successo.
A tale proposito vogliamo tornare a Franco Bonisoli, di cui abbiamo ampiamente parlato in Il brigatista dal grilletto facile.
Bonisoli è il maggiore indiziato riguardo il “possesso” del FNA dei 49 colpi. Alla domanda di Zavoli, nel programma TV “La notte della Repubblica”, su quanti colpi ha sparato in via Fani risponde «un caricatore_».
Ora sappiamo, per sua stessa ammissione, che il suo mitra si è inceppato. Dovrebbe, quindi parlare di colpi ed invece parla di un caricatore. Questa risposta, sulla certezza di aver sparato un caricatore, non può essere data dal fatto che Bonisoli ricorda, coscientemente o no, di aver proceduto al cambio del caricatore e che solo il secondo, dopo pochi colpi, si è inceppato?
Chiaramente questa è un’ipotesi, occorre sottolinearlo puramente teorica, con elementi a favore e altri contrari.
Per esempio, dalla perizia sappiamo che, chi spara con l’ FNA i 49 colpi, probabilmente li esplode in breve tempo non curandosi affatto della mira, tanto che alcuni colpi raggiungo addirittura le case del secondo piano di via Fani. Bisogna inoltre ricordare che l’FNA ha una capacita di fuoco di 400 colpi al minuto, pertanto per sparare i 40 colpi, in teoria, bastano meno di 7 secondi. Il cambio del caricatore, visto che la durata dell’agguato è stata di qualche minuto, è assolutamente compatibile con l’azione brigatista.
D’altro canto risulta difficile pensare, ancorché sia possibile, che Bonisoli, spari un intero caricatore, ne monti uno nuovo e, al momento dell’inceppamento del mitra, passi ad usare la pistola esplodendo 4 colpi.
Come abbiamo visto Franco Bonisoli non aveva mai ammesso di aver cambiato caricatore, soltanto nel 2022, richiamato dalla Commissione Antimafia, ha parlato di "cambio di caricatore". Un affermazione di questo tipo, se vera, nell'articolo Il cambio di caricatore affrontiamo il problema della veridicità dell'affermazione di Bonisoli, renderebbe decisamente più chiara l'identificazione del brigatista dai 49 colpi.